“Al Cav. porto una cosa seria”. Parla Lupi
“Niente animalisti e niente circo. Ma un partito centrista con Fitto e con Tosi. Salvini? Ci parlo”, cosa ci ha detto l’ex ministro
Roma. “L’espressione quarta gamba proprio non mi piace”, dice Maurizio Lupi, nel giorno in cui l’alleanza tra Berlusconi e Salvini sembra saltare per aria. “Già si è passati dai ‘petali’ alle ‘gambe’. Ci manca che finisci col diventare una ‘zeppetta’, una di quelle che la zia mette sotto il tavolo traballante. Io non sono una zeppa”. E l’ex ministro, dopo il divorzio con Angelino Alfano, che resta nel centrosinistra, adesso lavora alla nuova alleanza con Silvio Berlusconi. “Ma su basi dignitose”, spiega. “Politiche”, aggiunge. E con dei compagni di strada selezionati.
Spiega insomma Lupi: “Avrei voluto che Alleanza popolare corresse da sola. L’avevo chiesto anche ad Alfano. Ma è andata male. E sono rammaricato. Ma se adesso devo usare il rammarico per riempire una lunga panchina disomogenea, per fare la ‘zeppetta’, non sono interessato”. E d’altra parte è questo che si profila, accanto a Silvio Berlusconi, in un quarto cantuccio, ricavato nell’alleanza tripartita con Matteo Salvini e Giorgia Meloni: partito dei cani e dei gatti, partito dei pensionati, partito degli imprenditori, partito degli ex Dc, partito dei giovani… Molti di questi non hanno neanche voti. Lupi questo lo sa. E infatti dice che “in un’aggregazione politica contano due cose: l’omogeneità e il radicamento sul territorio. Se mischi insieme le mele con le pere, e per giunta non hai i voti, non vai da nessuna parte”. E qualsiasi riferimento alla cosiddetta “quarta gamba” è puramente voluto. Ma allora chi ha caratteristiche di omogeneità e di radicamento sul territorio? Con chi Maurizio Lupi vuole comporre il quarto partito del centrodestra, quello del centro moderato? “Raffaele Fitto”, risponde lui. Ecco il primo compagno di strada.
“Fitto una presenza sul territorio ce l’ha. Anche Flavio Tosi, in Veneto, ha una base territoriale. In Sicilia c’è Saverio Romano… Voglio dire che quello che conta non è la somma di tanti, ma il tratto comune: territoriale e culturale”. E allora ecco il messaggio per l’amico Cavaliere: “Se tu fai vedere una panchina lunga venti persone, non vai da nessuna parte”. Salvini lo chiama mille piedi. “Salvini fa bene il suo mestiere. Spetta a noi non essere un mille piedi, o una ‘zeppetta’”. Ma Salvini pone anche un veto.
Ma Salvini non vuole nessuno che sia stato in maggioranza con i governi del centrosinistra. Insomma non vuole Lupi. Che risponde così: “Il politico che mette veti non guarda al futuro”. E aggiunge, pragmatico: “E poi le cose sono due. O hai un partito del 51 per cento, e allora puoi stare da solo. O ti allei, capendo che le differenze portano forza”. Chissà se Salvini è d’accordo. E se Berlusconi invece facesse un nuovo predellino, un partito unico del Ppe? “Il Ppe italiano è anche il mio progetto”, risponde Lupi. “Ma c’è il tempo per una cosa del genere? Forse no. La soluzione realistica in questo momento è quella del complemento”. Dell’alleanza. Ammesso – e siamo sempre lì – che Salvini cambi idea. “Alle scorse amministrative Salvini mi chiese l’apparentamento a Monza, e io glielo diedi. Mi sono rimangiato la diversità e la mia idea di governo? No. Abbiamo solo capito che per il bene di quella città le nostre differenze potevano essere messe al servizio di un progetto. E abbiamo vinto”.
Modello Monza, allora? “Il modello è tutta la Lombardia”. Quindi voi moderati vi alleate con i populisti? “La politica deve incanalare la rabbia. Quando Bossi parlava di secessione e fucili era meno populista? Quell’elemento fu inserito nella democrazia parlamentare, portato al governo”. Addomesticato. “Fatto fruttare… Ma dipende sempre da cosa uno vuole fare: governare o abbaiare?”. Bel dilemma. Salvini cosa vuole? “Lui fa legittimamente la sua parte. E non mi preoccupa. Quello che mi preoccupa è il vuoto di offerta nell’aria popolare e conservatrice”. Il vuoto lo avverte anche Berlusconi? “Lui sa che la Lega è una ricchezza se si rafforza il centro”. Lo vedremo presto.