Avevamo un mago alla Consob
La malizia di Vegas nel distogliere l’attenzione dalle sue (consapevoli) sviste
Il presidente di Consob, Giuseppe Vegas, è in scadenza (non rinnovabile) ma per 7 anni ai vertici non ha sfoggiato la capacità di distogliere l’attenzione del pubblico, come quando si realizza un trucco di magia, in gergo misdirection. Il “Vegas show” l’abbiamo visto sul palco della commissione d’inchiesta sulle banche: Vegas è in cerca di un incarico (s’era detto disponibile a guidare la Figc) e da smaliziato politico, da vent’anni sulla scena nel centrodestra berlusconiano, ha usato la commissione per gettare Maria Elena Boschi nel girone della campagna elettorale. Ha detto ciò che una commissione gossippara voleva sentire: “Boschi mi parlò di Etruria”, e giù di sproloqui sul “conflitto d’interessi”. Come ha detto Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo, ha “tirato la palla in calcio d’angolo” distraendo “l’attenzione dalle sue responsabilità”.
Consob, a differenza di Banca d’Italia, non è stata torchiata per carenze della Vigilanza. Il gioco di prestigio è riuscito. Eppure l’ex deputato di Forza Italia lascia l’Autorità di Borsa senza aver inciso, né verrà ricordato per imparzialità. Consob non s’attiva se non riceve segnalazioni. A maggior ragione essere proattiva è contro la sua natura. Eppure Vegas informò Mediobanca della necessità di rivedere i termini dell’operazione di fusione Unipol-FonSai, quando Mediobanca non c’entrava nulla (era solo creditore del “beneficiario” Ligresti). Un arbitro molto vicino a un vigilato. A proposito d’indolenza, invece, Consob riceve la maggior parte degli esposti in merito alle banche, di più dopo il bail-in. Per Vegas il bail-in è stato negativo ma per un anno è rimasto silente sull’argomento. E’ un peccato scoprire un talento a fine carriera, ma forse la misdirection è una capacità che Vegas possiede da tempo senza ostentarla.