Non votate i populisti
Le sobrie ma chiare indicazioni dei vescovi in vista delle elezioni
Non è un manifesto politico quello che il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha letto lunedì pomeriggio in apertura del Consiglio permanente: “Voglio essere chiaro sul fatto che la chiesa non è un partito e non stringe accordi con alcun soggetto politico”. Però di elezioni ha parlato, in toni chiari e articolando il pensiero attorno a tre verbi che hanno fatto emergere la totale opposizione – e, forse, anche una certa paura – alla prospettiva che a vincere il prossimo 4 marzo possano essere le forze legate al populismo malsano: ricostruire (la speranza), ricucire (il paese), pacificare (la società). Al centro della riflessione del numero uno dei vescovi italiani c’è “il bene comune per tutti”, ed è “in questa prospettiva – la sola che ci sta a cuore –”, ha detto, che “possiamo tracciare un orizzonte di idee e proposte che vogliono essere un contributo fattivo e concreto alla discussione pubblica”. Punto primo della linea illustrata da Bassetti: “E' immorale speculare sulle paure della gente” e “bisogna essere coscienti che quando si soffia sul fuoco le scintille possono volare lontano e infiammare la casa comune, la casa di tutti”.
Punto secondo: “Reagire a una cultura della paura che seppur in taluni casi comprensibile, non può mai tramutarsi in xenofobia o addirittura evocare discorsi sulla razza che pensavamo fossero sepolti definitivamente”. E poi le proposte, che uscendo dal Consiglio dei vescovi a poche settimane dalle elezioni politiche, sanno tanto di richieste: impegnarsi di più sul terreno del lavoro e della lotta alla povertà, quindi – ed è “l’ambito privilegiato” sul quale si è soffermato il capo dei vescovi –concentrarsi sulla scuola, “dove si gioca la partita decisiva del percorso formativo dei nostri ragazzi. Di questa scuola – ha detto Bassetti – sono parte integrante e qualificata le scuole pubbliche paritarie, ancora in attesa dell’adempimento di promesse relative a sostegni doverosi, da cui dipende la loro stessa sopravvivenza”. Come previsto, si è parlato anche del biotestamento, e sul tema il presidente della Cei ha ribadito la preoccupazione dei vescovi per “la salvaguardia della speciale relazione tra paziente e medico, la giusta proporzionalità delle cure – che non deve mai dar luogo alla cultura dello scarto –, la possibilità di salvaguardare l’obiezione di coscienza del singolo medico e di evitare il rischio di ‘aziendalismo’ per gli ospedali cattolici”. Per rendere chiaro il concetto e la posizione della Cei, Bassetti ha detto: “Vorrei ricordare a tutti che la vita non si uccide, non si compra, non si sfrutta e non si odia!”.