La caccia alle streghe nel M5s
La “massofobia” non è prerogativa solo del partito di Grillo
La caccia alle streghe contro i massoni non è prerogativa solo del M5s anche se, dice al Foglio lo storico Zeffiro Ciuffoletti, “la massoneria dura da più dei partiti”. Benito Mussolini, quando era ancora nel Partito socialista, riuscì tra i suoi ultimi atti di militanza a far approvare una mozione – al congresso del partito del 1914 – che stabiliva l’incompatibilità fra essere massoni e iscritti al Partito socialista. Una volta nati i fasci di combattimento e, successivamente, il Partito nazionale fascista, riuscì a ripetere l’operazione nei primi mesi del 1923, stabilendo l’incompatibilità con il fascismo. Il resto è triste storia. I fascisti scrissero la legge Mussolini-Rocco del 1925 contro le associazioni segrete (legge contro cui si scagliò in Parlamento Antonio Gramsci).
Ma la “massofobia”, come da titolo di un recente libretto di Stefano Bisi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, ha coinvolto anche altri partiti che, pur non puntando allo scioglimento delle logge massoniche, hanno vietato ai loro iscritti di appartenere alle associazioni di liberi muratori. La Dc nel suo statuto scriveva che “sono esclusi dal partito coloro i quali appartengono ad associazioni massoniche” e nel 1984 il collegio nazionale dei probiviri della Democrazia cristiana dichiarò nulla l’iscrizione al partito del consigliere regionale toscano Filippo Luchi.
Anche il Pci vietava l’iscrizione, mentre il Pd – quando c’era Luigi Berlinguer presidente della commissione di Garanzia – specificò l’obbligo a dichiarare la propria appartenenza ad altre associazioni al momento dell’iscrizione. Oggi il M5s ne fa una questione identitaria e criminalizza i massoni associandoli a “omofobi” e “razzisti”. La caccia alle streghe prosegue.