Vigilia di consultazioni
L'accordo Salvini-Di Maio è a un passo, l'unico ostacolo è il Cav.
Prove tecniche di maggioranza (anticasta) a Montecitorio. Forza Italia prova a farsi accettare dal M5s. I tempi lunghi di Mattarella
Roma. “La verità è che ancora non sappiamo cosa dirgli a Mattarella”, raccontano in Forza Italia, alla vigilia delle consultazioni al Quirinale, dove l’abbraccio tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio, l’accordo che procede con l’andamento rapsodico di una chat su Whatsapp (ma potrebbe anche improvvisamente concretizzarsi in un incontro già oggi), è visto con interesse e preoccupazione insieme. La linea formale assunta da Forza Italia, ma anche da Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni che incontrerà Sergio Mattarella domani (mentre gli altri saliranno al Quirinale giovedì), è quella di indicare Matteo Salvini presidente del Consiglio. Ma non è certo questo il punto vero della questione, perché è lo stesso Salvini ad aver fatto capire che – se necessario – è anche disposto a fare un passo di lato, a mettersi da parte. Il problema riguarda piuttosto il Movimento cinque stelle e Forza Italia al governo insieme, ovvero Luigi Di Maio e Silvio Berlusconi.
Far partire la legislatura dipende solo da questo passaggio: il capo politico del Movimento cinque stelle accetterà – e in che termini – di avere come partner il Cavaliere? “Se ci sarà un governo di politici, anche i nostri dovranno essere politici”, spiegava Maurizio Gasparri ai senatori neo eletti qualche giorno fa. “Non accetteremo di essere trattati come una forza di serie B. Non metteremo tecnici, né ministri ‘d’area’. E ricordatevi sempre che Salvini ha preso soltanto due punti percentuali in più di Berlusconi alle elezioni”. Eppure la voglia di governo (e di evitare le elezioni) in Forza Italia è fortissima. Al punto che, ma si vedrà, tutto è possibile. D’altra parte la questione non riguarda solo il “come” entrare in una possibile maggioranza, e non riguarda nemmeno tanto Forza Italia. Il problema è soprattutto dei Cinque stelle e di Luigi Di Maio e riguarda il fatto stesso che il nemico Caimano potrebbe votare la fiducia a un loro governo. Di Maio ha difficoltà a far passare questa ipotesi persino tra i suoi parlamentari, figurarsi con l’elettorato.
Così ieri è stata una giornata di placidi, lenti, scambi tattici e pasquettari, che oggi precipiteranno invece in un vortice di telefonate e incontri romani. Malgrado questo primo giro di consultazioni che inizia domani, come ha fatto intendere il Quirinale, non si concluderà con un incarico. E sarà dunque piuttosto interlocutorio. Il Cavaliere, ben consigliato, dunque consigliato da Gianni Letta, ha comunicato alle sue capogruppo Mariastella Gelmini e Annamaria Bernini di non vedere di buon occhio l’accordo con il Movimento cinque stelle. “Perché abbiamo così rapidamente gettato via la carta del Pd?”, avrebbe detto Berlusconi. Si tratta, in gran parte, per adesso, di tattica. D’altra parte Salvini è inamovibile e ha buone ragioni nel tenere più che mai vivo il rapporto privilegiato con Di Maio: “Non possiamo mica regalargli l’opposizione ai Cinque stelle. Quelli ci vanno a nozze con l’opposizione”. Mentre il rovello di Berlusconi invece è duplice: farsi accettare dal M5s (a qualsiasi costo) e tenere sulla corda Salvini. Un’impresa.
Le prime prove tecniche di maggioranza si faranno questa settimana, forse già oggi, alla Camera, in Ufficio di presidenza, quando i questori del M5s presenteranno una delibera per abolire ciò che resta (poco) dei vitalizi. La retorica grillina ha già sfondato dentro Forza Italia, con Maria Elisabetta Casellati, la presidente del Senato (“ho rinunciato al volo di stato”) e Mara Carfagna (“ho deciso di dare in beneficenza la mia indennità da vicepresidente della Camera”). Tutti pasticciano con la magia della sobrietà. E oggi ai sei voti del M5s nell’Ufficio di presidenza di Montecitorio, non sufficienti per approvare una eventuale delibera anticasta, è praticamente certo che si aggiungeranno quelli del centrodestra. Ancora un secondo giro di consultazioni, ed è quasi fatta.
Equilibri istituzionali