Calenda al FoglioTech: "Non è questione di 'responsabilità', ma serve un'idea di paese"
Perché un governo Pd-M5s non s'ha da fare, a meno che non si mettano sul piatto i problemi dell'Italia
"Abbiamo bisogno in Italia di un partito capace di articolare un pensiero profondo ma ancorato alla realtà e se questo discorso non lo fa il Pd non lo farà nessuno. Ma se il primo atto del Pd sarà l'alleanza politica con chi ha una visione e un'idea del presente e del futuro radicalmente diverso dalla mia e presume soprattutto di avere una superiorità morale, allora non mi riconosco più nel partito democratico". Il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, intervistato dal direttore Claudio Cerasa, al Foglio Tech Festival di Venezia, lancia un nuovo messaggio al Pd: nessuna alleanza governativa con il Movimento Cinque Stelle, ma l'inizio di un processo di ricostruzione per poter ridare un futuro al partito.
QUI l'intervento intergale di Calenda al Foglio Tech Festival
E se "tutti dicono che è questione di responsabilità per il paese", ecco che il ministro suggerisce alla guida democratica di mettere "sul piatto i problemi dell'Italia: assumiamoci tutti questa responsabilità e vediamo se il M5s vuole diventare davvero classe dirigente". Calenda sottolinea come un accordo senza questo ragionamento alla base della trattativa politica non dovrebbe essere nemmeno preso in considerazione: "Come si può fare un governo con un movimento che mentre io cerco di chiudere un accordo coi sindacati per far ripartire Ilva, presenta mozioni a Bruxelles per chiuderla? Un partito che mentre cerchiamo di portare avanti il Tap, promuove l'utilizzo delle sole energie rinnovabili? Non credo che la soluzione giusta sia questo 'accrocchio'. E non credo che sia la soluzione giusta neppure per i Cinque stelle". "Se i grillini non riescono a fare il governo, il Pd una proposta la dovrà fare, ma senza per forza sottostare alle condizioni di un eventuale governo Di Maio: non hanno vinto le elezioni, hanno preso il 30 per cento".
L'esito del voto, secondo Carlo Calenda ha reso evidente un passaggio chiave della vita democratica italiana: "L'epoca della politica motivazionale è finita, così come quella della competenza, la politica è rappresentanza, le ultime elezioni hanno reso evidente tutto questo". E proprio in questo scenario risulta necessario puntare sull'innovazione, non avere paura del futuro, ma bisogna iniziare a lavorare sulle generazioni future: "Lotta all'analfabetismo funzionale e premiare gli imprenditori che investono sono le due possibilità che abbiamo per avere un futuro".
E proprio l'esito del voto dovrebbe far riflettere su come la politica deve ritornare a gestire le paure e non farsi governare da esse: "Il fatto che le innovazioni siano disruptive fa paura. Quelle paure bisogna riconoscerle e comprenderle. Serve dar loro cittadinanza: oggi serve a tranquillizzare i cittadini, non si può prenderli in giro. Dobbiamo spiegare che ci occuperemo di loro, ci prenderemo cura delle transizioni, difendendo le famiglie". Gli elettori, secondo Calenda dicono una cosa sola: "Se non sei in grado di comprendere le mie paure non mi rappresenti e non mi interessi". E proprio questo distacco tra la politica e l'elettorato si evidenziata alla elezioni: "Questa è la risposta arrivata al Pd il 4 marzo".
Equilibri istituzionali