Giuseppe Conte, il quasi premier giallo-verde, ha un problema di curriculum
Il corso di "perfezionamento" alla New York University, quello a Vienna, il "Social Justice Group" e il coinvolgimento nel caso Stamina. Sul possibile presidente del Consiglio emergono diverse ombre
Con la convocazione dei presidenti di Camera e Senato stamattina al Quirinale, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha lasciato intendere che la scelta di Giuseppe Conte come nuovo premier potrebbe non essere così scontata. Quelle del capo dello stato sono soprattutto perplessità politiche ma, col passare delle ore, stanno emergendo anche altri aspetti che alimentano dubbi sul nome proposto da Lega e M5s. Sia la stampa italiana sia quella internazionale hanno infatti tentato di ricostruire, attraverso il suo curriculum, il profilo di Giuseppe Conte, un Carneade la cui figura era rimasta fino a oggi sconosciuta anche in Italia.
Il New York Times, ad esempio, ha verificato se, come scritto nel curriculum del 54enne avvocato civilista e insegnante di diritto consultabile sul sito dell’Associazione civilisti italiani, Conte ha effettivamente "perfezionato" i suoi studi giuridici alla New York University tra il 2008 e il 2009. "Dall’anno 2008 all’anno 2012 - si legge in un'altra versione del curriculum disponibile sul sito della Camera - ha soggiornato, ogni estate e per periodi non inferiori a un mese, presso la New York University, per perfezionare e aggiornare i suoi studi".
Contattata dal giornale americano, la portavoce dell'Ateneo Michelle Tsai, ha dichiarato però che il nome di Giuseppe Conte non compare nei loro archivi dei professori e nemmeno degli studenti. Una possibilità – ha spiegato Tsai – è che Conte abbia seguito uno dei corsi brevi offerti dall'università, della durata non superiore ai due giorni e di cui non sono conservati documenti nei registri.
Oltre al “perfezionamento” negli Stati Uniti, però, non trovano riscontro nemmeno altri titoli citati nel curriculum. Conte dichiara di essere stato "designato" come membro del Social Justice Group dell'Unione europea. Solo che l'Ue, come ha verificato il Post, non ha nessun organo con questo nome. Il sito diretto da Luca Sofri ha anche contattato un collettivo di professori appartenenti a diverse università europee che riporta un nome simile, Social Justice in European Private Law. Il coordinatore del collettivo ed estensore dell'atto costitutivo, Martijn Hesselink, ha spiegato che Giuseppe Conte non è tra i loro membri. Il professore italiano ha invece firmato il manifesto del collettivo insieme ad altri giuristi.
Conte afferma anche di avere studiato in altre università straniere, tra cui quelle di Yale, Pittsburgh (entrambe negli Stati Uniti), della Sorbona (in Francia) e al Girton College di Cambridge (Regno Unito). Mentre tutte queste esperienze di studio sono in attesa di riscontri, un'altra riferita da Conte nel curriculum sembra meno chiara. Il professore dichiara di avere perfezionato i suoi studi di diritto presso l'International Kultur Institut di Vienna, che però risulta essere una scuola di lingua tedesca.
Un altro aspetto finora sconosciuto di Giuseppe Conte è il suo coinvolgimento nella vicenda del metodo "Stamina", la truffa di Davide Vannoni spacciata per valida cura del cancro. Come risulta da un'agenzia Ansa del 26 giugno 2013, Conte fu tra i componenti del Comitato promotore della fondazione Voa Voa, la onlus voluta dai genitori della piccola Sofia, la bambina in cura col metodo Stamina, morta lo scorso anno per una malattia incurabile (leucodistrofia metacromatica), e "divenuta simbolo della battaglia per l'accesso a cure compassionevoli da parte di persone affette da malattie rare". Insieme a Conte, tra i componenti del Comitato ci sono i genitori di Sofia – Caterina e Guido De Barros – Gina Lollobrigida, Michel Fabrizi, Cristina Pagani, Giovanni Gentile e Andrea Piazzolla. Conte era anche il legale dei genitori di Sofia, durante la battaglia legale col ministero della Sanità che aveva bloccato le infusioni previste dal metodo Stamina. L'avvocato era riuscito ad accelerare i tempi del ricorso a Livorno, dopo un primo respingimento da parte del tribunale di Firenze. E aveva anche rilasciato delle dichiarazioni alla stampa in cui l'avvocato ribadiva il diritto di sottoporre la piccola Sofia alle cure di Vannoni (la cui sperimentazione è stata bocciata definitivamente nel 2014): "La situazione che ci viene attualmente prospettata ripropone una inaccettabile interruzione del trattamento terapeutico. E' impensabile che a Sofia non sia nuovamente sottratta la speranza, alimentata in seguito alla prima infusione, di una migliore qualità della vita". Conte aveva aggiunto: "Chiedo a tutte le autorità e a tutti i responsabili sanitari, come pure a tutti i nostri interlocutori in questa drammatica vicenda di assumersi la responsabilità – in scienza e coscienza, e ciascuno per quanto di sua competenza – di assicurare a Sofia il celere completamento del trattamento terapeutico già iniziato". E' bene ricordare che sul metodo stamina la comunità scientifica internazionale si è espressa con parole chiare circa la sua reale efficacia: per Umberto Veronesi il sistema delle trasfusioni era fuori da ogni criterio realmente scientifico, mentre il premio Nobel per la medicina, Randy Schekman, aveva definito il metodo stamina "criminale" e Vannoni un "ciarlatano".