Il Quirinale alla frontiera
I doveri che Mattarella non può eludere per contenere gli sfascisti
Spesso le cronache del Quirinale sono come i libri da treno: durano un viaggio. Così gli “appunti a matita rossa e blu” apposti da Sergio Mattarella al discorsetto del professor Giuseppe Conte hanno già esaurito l’effetto. Da qui in avanti Sergio Mattarella ha il dovere di esercitare tutti i compiti che la Costituzione gli assegna; a maggior ragione per scongiurare un destino simil Grecia 2015. La scadenza immediata è la lista dei ministri. Forse Mattarella non poteva più eludere l’incarico a Conte, a meno di non scatenare altre elezioni con l’alibi della “democrazia tradita”: deve però – art. 92 della Costituzione – “nominare i ministri su proposta del presidente del Consiglio”. Non è una ratifica, Mattarella lo ha ricordato citando Luigi Einaudi ma i casi sono innumerevoli: se un ministro non convince non c’è nomina.
Ora il problema maggiore è Paolo Savona, che Matteo Salvini vuole all’Economia non perché specchiato economista, ma per le recenti e violente posizioni anti euro (vedi Cingolani nell’inserto III). In una nota il Quirinale dice che “il tema non è di presunti veti ma, al contrario, l’inammissibilità di diktat nei confronti del presidente del Consiglio e del presidente della Repubblica nell’esercizio delle funzioni costituzionali”. Bene, sia conseguente. Poi, a governo in carica, ecco altri doveri: respingere a norma dell’art. 81 ogni legge priva di copertura. E ogni legge che violi gli articoli 81, 97, 117 e 119 che hanno introdotto il principio del pareggio di bilancio secondo la (libera) adesione ai trattati europei. Il 97 in particolare: “Le pubbliche amministrazioni in coerenza con l’ordinamento della Ue assicurano la sostenibilità del debito pubblico”. Se qualcuno rispolverasse la consultazione sull’euro come tre anni fa in Grecia, l’articolo 75 vieta “referendum abrogativi su leggi di autorizzazione di trattati internazionali”. Infine l’articolo 47: “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme, disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito”.
Viene sempre evocato per le nomine della Banca d’Italia: ora che è agli atti la tentazione di chiedere la cancellazione di 250 miliardi di Btp acquistati da Bankitalia per conto della Bce, la questione va molto oltre: riguarda i nostri soldi. Tutto questo non è mero esercizio formale. A Mattarella guardano le istituzioni europee e i mercati; i quali non congiurano, se qualcuno non li invita a farlo. Teneo Intelligence, un advisor mondiale che orienta le decisioni dei money maker in base alle scelte politiche in paesi critici, in un dossier intitolato “Italy: from fantasiland to reality”, dice: “Mattarella potrebbe rifiutare di controfirmare una legislazione incostituzionale o contraria ai trattati internazionali”. Il centro di analisi European Economics si domanda se “il nuovo governo italiano provocherà un’altra crisi economica”. Le risposte? Le aspettiamo tutte dal Quirinale.