La campagna televisiva di Di Maio e Salvini riparte da Barbara D'Urso

Redazione

Il leader leghista non chiude a un'alleanza elettorale con il M5s e invia segnali a Forza Italia: "Se dicono viva l'Europa la situazione si fa difficile". Il grillino: "Proposti Siri e Bagnai al posto di Savona". Il Quirinale smentisce 

Toccherà agli esperti di media analizzare il senso di questo pomeriggio televisivo. Perché di certo non è un caso che Luigi Di Maio e Matteo Salvini, a meno di 24 ore dalla fine prematura del loro governo giallo-verde, abbiano scelto il salotto televisivo di Barbara D'Urso per sfogare la propria rabbia. Dopotutto la campagna elettorale è già iniziata e se da un lato Lega e M5s si contendono la piazza (reale), dall'altra devono cercare di occupare, militarmente, anche quella (virtuale) della televisione. La strategia, almeno per ora, sembra essere quella di marcarsi stretti. Così eccoli alternarsi davanti alle telecamere di “Pomeriggio Cinque”, evitando polemiche e attacchi frontali. Ché, non si sa mai, tra qualche settimane la maggioranza nata per necessità potrebbe addirittura trasformarsi in una lista elettorale unica.

 

Salvini non si sbilancia: “Un'alleanza col M5s? Ora sono incazzato come un bufalo, deluso e amareggiato, vedremo... sicuramente il lavoro portato avanti in queste settimane non è stato inutile. Ero partito con diffidenza, ti posso dire che abbiamo lavorato bene? Ho visto persone serie, disposte ad ascoltare e e cambiare idea. Se poi questa diventerà un'alleanza di governo lo vedremo nelle prossime settimane, sicuramente siamo persone liberi e senza ricatti”.

E mentre Silvio Berlusconi ribadisce che il suo obiettivo è quello di tornare alle urne con un'alleanza di centrodestra, il leader della Lega resta vago anche su questa possibilità: “A me interessano i programmi, faccio parte di una coalizione, ma se gli alleati dicono viva l'Europa, viva la Merkel, viva le banche, come ho visto ieri, la situazione si fa difficile, anche perché se non cambiano alcune regole Ue andrà sempre peggio”.

  

   

Insomma, come direbbero i commentatori più alla moda, il quadro elettorale resta “fluido”. Anche se il solco della campagna elettorale è già tracciato. Così, se Salvini è “incazzato come un bufalo”, Di Maio è “molto arrabbiato”. E il bersaglio di tanta rabbia è uno solo: il Quirinale.  

 

“Ieri – spiega il leader del M5s a Barbara D'Urso – abbiamo mandato Giuseppe Conte al Quirinale, aveva la lista dei ministri in mano e ci hanno detto che per un ministro il governo non partiva e non perché fosse un mariuolo. Non andava bene nessuno che fosse come Savona. Avevo fatto nomi come Siri, Bagnai. Ma i ministri li scelgono gli italiani o le agenzie di rating, le banche? Voglio un governo votato dagli italiani. I ministri che in passato sono stati critici sull'Europa non vanno bene”. Nel giro di poco, però, arriva la smentita del Quirinale: “Non risponde a verità la circostanza riferita dall'onorevole Luigi Di Maio a Pomeriggio 5 che al Presidente della Repubblica siano stati fatti i nomi di Bagnai e Siri come ministri dell'Economia”.

  

  

Il Colle smentisce, Di Maio ribadisce, Salvini dice di non saperne niente: “Non lo so, non c'ero, non ero nella stanza con Di Maio e Mattarella”. Ci sono tutti gli ingredienti per capire cosa succederà da qui ai prossimi mesi. E non stupisce nemmeno che, ad un certo punto, il leader grillino si paragoni addirittura a Berlusconi: “L'ultimo governo votato dal popolo è stato il governo Berlusconi. Nel 2011 lo hanno buttato giù con la scusa dello spread e hanno fatto la stessa cosa con noi... In Italia le decisioni politiche le prendiamo noi italiani o la finanza internazionale?”

 

In ogni caso, aggiunge, il professor Savona aveva posto un'unica condizione: “Faccio il ministro dell'Economia per il vostro governo a patto che non si esca dall'euro”. Sarà vero? Chissà. Per Salvini “i rilievi sollevati dal Quirinale sul nome di Paolo Savona al Tesoro sono stati motivati dal fatto che è un problema fare ministro dell'Economia qualcuno che vada in Europa a dire che non ci vanno bene i Trattati”.

 

Insomma quelle sull'euro sono tutte “palle”, dice il capo della Lega, “a qualcuno in Italia, ma soprattutto all'estero, un ministro che mette al centro gli italiani era sgradito perché hanno bisogno di un'Italia di serie B. Io non ho proposto un altro ministro perché ci hanno bocciato l'idea. Al di là del professore Savona”. In ogni caso la partita è tutt'altro che chiusa: “Se Mattarela avrà voglia di convocarle, le prossime elezioni politiche saranno un referendum tra chi mette l'Italia a al centro e chi guarda all'Europa e alla banche. Caro Presidente, ci rivedremo tra qualche mese. Saremo di più, più forti e il governo lo facciamo”.