I vitalizi, un giusto costo della politica
I legittimi dubbi della presidente del Senato Casellati (e un parallelo con Parnasi)
Si vede che l’automatismo del pensiero unico, nella “terza repubblica” che “ha cambiato le regole”, non ha ancora attecchito, quantomeno tra le alte cariche dello stato. Cosicché la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha espresso il suo pensiero autonomo sulla riforma dei vitalizi degli ex parlamentari fortemente voluta da Roberto Fico, presidente della Camera, che la vorrebbe approvata entro luglio perché entri in vigore dal prossimo novembre. Riforma che introdurrebbe il ricalcolo secondo il metodo contributivo, portando a una diminuzione dal 40 al 60 per cento, ma in certi casi anche superiore, dell’assegno finora percepito. Casellati ha espresso perplessità sulla retroattività del provvedimento, ma anche sul fatto che “si incide sullo status di persone che oggi possono avere anche un’età rilevante che si troveranno improvvisamente ad avere uno stipendio inferiore al reddito di cittadinanza”. Ovviamente è stata subito sottoposta alla bastonatura mediatica dei Cinque stelle: “Giravolta incredibile”, “schiaffo ai cittadini”, perché la ghigliottina sui vitalizi è per il M5s lo scalpo simbolico da ottenere ed esibire al più presto ai propri elettori. Ma, da un lato, la notazione di Casellati è di puro buon senso ed equità, dati alla mano (del resto, non sono i membri dell’attuale maggioranza a voler abolire la riforma Fornero anche in nome della difesa dei diritti acquisiti? E i diritti acquisiti per i politici non valgono?). Dall’altro lato, come ormai solo in pochi ancora hanno il coraggio di dire, il vitalizio – del resto già riformato nel 2012 – è parte integrante della garanzia di indipendenza, anche economica, del politico prevista dalla Costituzione. Una garanzia di trasparenza. Trasformarlo in simbolo di un privilegio ingiustificato non è solo sbagliato quanto alla retroattività, ma proprio per il concetto: è non riconoscere che è parte del costo della politica.
Troverete oggi, sui giornali, il solito stracciare di vesti a commento dell’interrogatorio dell’imprenditore Luca Parnasi, inchiesta stadio della Roma, che ha dichiarato ai magistrati di “aver pagato tutti i partiti”. Se saranno provate corruttele o fondi neri o altro, i giudici decideranno di conseguenza e giustamente. Ma poiché almeno per una parte quei denari destinati a “tutti i partiti” sono somme in chiaro, tracciate, trattarle come scandalo e prova della mala politica è assurdo, ed è lo stesso errore logico del caso vitalizi. Invece è giusto dare lecitamente soldi ai partiti perché portino avanti la proprie attività e idee: è un punto di trasparenza e di democrazia. Perché la politica costa. Altrimenti c’è il sorteggio.