La Camera taglia i vitalizi. Non c'è niente da festeggiare
La decisione della Camera è figlia dell'odio nei confronti della democrazia rappresentativa. Dell'idea secondo cui i parlamentari sono dei privilegiati, dei profittatori
L’ufficio di presidenza della Camera ha approvato la norma che ricalcola i vitalizi degli ex parlamentari, assimilandoli alle pensioni calcolate col sistema contributivo. È dubbia la legittimità costituzionale di questa decisione, e su questo deciderà la Corte costituzionale, mentre è chiaro il messaggio politico che si vuole diffondere: i parlamentari sono dei privilegiati, dei profittatori, che hanno voluto mettere in atto a proprio vantaggio una “ingiustizia sociale” come ha affermato il presidente della Camera Roberto Fico. È proprio questo, il messaggio sotteso alla norma, che dovrebbe preoccupare. Il Movimento 5 stelle ha fatto le sue fortune elettorali demonizzando la democrazia rappresentativa, alla quale vorrebbe sostituire una specie di democrazia diretta (dalla Casaleggio Associati) oppure secondo la recente esternazione di Beppe Grillo, un’estrazione a sorte.
La democrazia rappresentativa è uno strumento delicato, che in Italia è già stato distrutto una volta dalla polemica antiparlamentare e antigiolittiana di Gabriele D’Annunzio (e, purtroppo, Gaetano Salvemini) tesaurizzata poi dai fasci di combattimento. Nel dopoguerra si è rafforzata, ma sulla base di una prevalenza assoluta dei partiti di massa, e quando questi, che avevano esercitato la loro funzione nell’ambito della guerra fredda, si sono dissolti, è rimasta senza difesa. Il bipolarismo inventato da Silvio Berlusconi e la sua capacità di assorbire e condizionare le spinte antiparlamentari dell’estrema destra e del secessionismo leghista hanno, per un ventennio, messo sotto controllo le spinte disgregatrici. Ora, anche per l’impossibilità riscontrata di riformare un sistema di bicameralismo perfetto e paralizzante, quelle spinte trionfano. L’esercizio del mandato di rappresentanza nazionale viene considerato un mestieraccio, il che in sostanza significa che la sovranità popolare che in questo modo si realizza non viene riconosciuta come il fondamento della legittimità delle scelte. Non c’è proprio niente da festeggiare.