Il "nodo Tav" agita (di nuovo) il governo
Salvini vuole andare avanti sull'Alta Velocità ma il M5s continua a prendere tempo e Conte tace. L'incertezza preoccupa l'Ue
L'Alta Velocità torna di nuovo a dividere e far discutere le due anime del governo, legate da un contratto che sul tema dice tutto ma non garantisce niente: "Ci impegniamo a ridiscuterne integralmente il progetto nell'applicazione dell'accordo fra Italia e Francia". Il vicepremier Matteo Salvini è intervenuto questa mattina per dire che "occorre andare avanti e non tornare indietro" e che il dossier verrà studiato valutando la convenienza del progetto: "L'opera serve? E, se da un'analisi attualizzata del 2018 per caso non serve, costa di più bloccarla che proseguirla? Questo è il ragionamento che varrà su tutto, Tav, Tap, Pedemontana, Terzo Valico. Questo c'è scritto e questo faremo. C'è l'analisi costi-benefici, non è che faccio pagare agli italiani miliardi".
Le parole di Salvini arrivano dopo alcune indiscrezioni di stampa secondo cui il premier Giuseppe Conte, spinto dal M5s, starebbe appoggiando la linea dell'opposizione all'infrastruttura. In base a quello che riporta la Stampa la stop alla Tav servirebbe a compensare l'apertura al gasdotto Tap, più complicato da fermare sia per gli eventuali costi da sostenere che per i delicati equilibri geopolitici che si andrebbero a toccare. Nel corso della mattina altre fonti governative hanno smentito che il dossier sia sul tavolo di Conte, spiegando che è ancora tutto in mano al ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli. Linea confermata anche dall'altro vicepremier, Luigi Di Maio, al termine del consiglio dei ministri: "Sarà il ministro Toninelli a decidere quando, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, andare a parlare con il suo omologo francese e avviare le contrattazioni". Ad ogni modo, dice Di Maio "il nodo Tav non è ancora sul tavolo del governo", impegnato su Ilva, Alitalia e la dismissione dell'"Air Force di Renzi".
Bloccare la linea ferroviaria Torino-Lione, un vero e proprio passo indietro visto che i cantieri sono ormai in funzione e hanno impegnato fino a ora 1,5 miliardi, costerebbe intorno ai 2 miliardi. La cifra è quella indicata lo scorso maggio da Paolo Foietta, commissario di governo per l’Alta Velocità e si riferisce a quanto l'Italia dovrebbe restituire all'Unione europea, che finanzia l'opera per il 40 per cento, e alla Francia. A questo si dovrebbero aggiungere i costi legati allo smantellamento dei lavori in corso e alle compensazioni per le aziende che si sono aggiudicate i bandi: ce ne sono in programma 81 e di questi 7 sono già in corso mentre 24 sono stati solo assegnati. Al momento i contratti in essere impegnano circa 240 milioni di euro ma le previsioni sono di raggiungere il miliardo prima della fine dell'anno, almeno stando ai dati forniti da Tunnel Euralpin Lyon Turin (Telt), la società che gestisce i lavori, per metà dello stato francese e per metà dell'italiana Ferrovie dello Stato. Due giorni fa Toninelli, comunicando di aver fatto decadere l'interno cda di Fs, ha detto di voler portare avanti "la cura del ferro". Cura di cui tecnicamente la Tav fa parte, visto che si pone come obiettivo di spostare su rotaie 40 milioni di tonnellate di merci entro il 2035, riducendo il traffico sulle Alpi, dove ogni anno passano circa 3 milioni di mezzi pesanti.
A commentare la confusione delle ultime ore è intervenuta anche la Commissione europea: "L'Alta Velocità è un progetto importante non solo per Francia e Italia – ha detto un portavoce – ma per l'Europa nel suo complesso e per questo è importante che tutte le parti mantengano gli sforzi per completarlo nei tempi previsti". Commenti anche dall'opposizione, concorde nel chiedere di andare avanti nei lavori, e dalle parti sociali. Per Annamaria Furlan della Cisl "sarebbe una sciagura pagare miliardi di euro di penali e mettere a rischio migliaia di posti di lavoro e la sussistenza di tante famiglie, per arrestare un progetto infrastrutturale che è già in fase avanzata da alcuni anni anche in Francia".