Viminale a Ferragosto: Salvini sta ai fatti
Così i numeri (di Minniti) negano allarmi immigrazione e criminalità
A San Luca, nel cuore della Locride, il ministro dell’Interno Matteo Salvini tiene la consueta conferenza stampa ferragostana. “La ’ndrangheta è una schifezza, libereremo questa terra per riempirla di lavoro e valori”, dichiara il numero uno del Viminale. Salvini parla nella terra del suo predecessore, Marco Minniti, che non c’è ma è come se ci fosse. Se non altro perché il leader leghista si è insediato da un paio di mesi, e i dati relativi all’ultimo anno di attività del Viminale raccontano, inevitabilmente, i risultati della “Minniti action”.
Dal primo agosto 2017 al 31 luglio 2018, secondo il dossier ministeriale, sono sbarcati sulle coste italiane 42.700 migranti, il 76,6 per cento in meno rispetto ai dodici mesi precedenti. Con riferimento ai paesi di provenienza, la Tunisia con il 20 percento degli arrivi precede Eritrea (11), Nigeria e Sudan (7). Le richieste di asilo sono state 82.782, il 42,5 per cento in meno dell’anno prima. I rimpatri ammontano a 6.833, il 7,1 per cento in più; quelli volontari assistiti sono 1.201, il doppio dell’anno prima. 108 islamisti radicali sono stati espulsi per motivi di sicurezza, 43 gli estremisti arrestati (contro le 96 espulsioni e i 24 arresti dell’anno precedente). Sul fronte criminalità, i delitti consumati nei dodici mesi in esame sono pari a 2.240.210, il 9,5 per cento in meno. Diminuiscono gli omicidi (da 371 a 319, il 16,3 per cento in meno), le rapine (meno 12,3), i furti (meno 9,5). In calo pure gli assassinii attribuibili alla criminalità organizzata (da 48 a 30). I dati raccontano una “emergenza” immigrazione che non c’è, di un “allarme criminalità” privo di corrispondenza nella realtà. La propaganda, invece, bada alle emozioni, non ai fatti. Ma a Ferragosto, pure Salvini ha dovuto prendersi una pausa. E stare ai numeri.