Farsi male da soli in Trentino
Un altro esempio territoriale di “masochismo del cambiamento” del Pd
Il Trentino è piccolino, ma è tutt’altro che insignificante, a livello nazionale, sia dal punto di vista del ruolo economico sia da quello della simbologia politica. Nella provincia autonoma si andrà a votare il 21 ottobre prossimo, e questa volta il voto rischia di diventare più significativo del solito. Soprattutto per la sinistra – o per meglio dire il Partito democratico – che rischia di farsi un’altra volta del male da solo. Infatti il Pd del Trentino ha detto no all’ipotesi di ricandidatura di Ugo Rossi, sostenuto nella scorsa legislatura come leader di una coalizione tra centrosinistra e autonomisti. Una bocciatura per un pugno di voti, che ha molto irritato la segreteria (un “grave errore”) che ha chiesto di fare marcia indietro: “Riteniamo molto grave mettere in discussione l’alleanza che ha ben governato la provincia di Trento in questi anni e riteniamo fondamentale l’unità della coalizione con gli autonomisti del presidente Rossi”, ha infatti dichiarato Matteo Ricci, responsabile Enti locali della segreteria nazionale del Pd.
Il caso è piccolino, appunto, ma è significativo di come il Pd insista a farsi del male da solo, con piccole guerre intestine che dovrebbero essere – in teoria – destinate a riconquistare quei famosi “territori” da cui è stato progressivamente espulso nelle recenti elezioni, e che invece hanno un effetto contrario. La provincia di Trento, ben amministrata, è un luogo in cui il centrosinistra governa da tempo. Ma anche qui la botta del 4 marzo è stata tremenda. Bisogna risalire la china, pensa una parte del Pd. Ma se per farlo ci si limita a cambiare un po’ di facce, e a rompere un’alleanza per sperare di recuperare “a sinistra”, il rischio è che finisca come tante altre volte. col masochismo del cambiamento. E anche qui, c’è la Lega già pronta a ridere.