Bongiorno conflitto d'interessi!
Evviva la ministra della Pa che detiene azioni di aziende statali
A voler rendere pan per focaccia, verrebbe da gridare allo scandalo, da invocare dimissioni immediate. Ma siccome, oltreché garantisti, da queste parti si ha il vizio del realismo, finisce che la critica diventi un elogio. E perciò: evviva Giulia Bongiorno. L’avvocato palermitano, ministra della Pubblica amministrazione che un bel giorno s’è svegliata con l’idea di assumere 450 mila nuovi statali (e perché non tre milioni, allora?), è risultata essere il componente più ricco del governo grilloleghista, con ben 33 immobili di sua proprietà e un imponibile di oltre 3 milioni e mezzo. Ma il punto non sta qui. Il punto sta nel fatto che la cinquantaduenne leghista possiede 13 mila azioni di Terna, per un valore di quasi 60 mila euro, e 1.312 azioni – quasi 9 mila euro – di Poste italiane. Poca roba, certo: ma si tratta pur sempre di aziende parastatali, su cui insomma il governo, di cui fa parte la Bongiorno, può e deve esercitare un certo potere. Cosa succederà se un giorno un qualche provvedimento da lei approvato dovesse avere ripercussioni sull’andamento in Borsa di Terna o Poste?
E poi: quando il governo deciderà le nomine delle due aziende, la Bongiorno parteciperà o no alle riunioni decisive? Ecco, qualche chiarimento in tal senso lo si potrebbe esigere. Se non fosse, però, che il conflitto d’interessi potenziale – come “potenziali” erano tanti dei conflitti d’interesse additati come indecenti, in passato, da Lega e M5s – della Bongiorno è invece, forse, garanzia d’impegno e di affidabilità: avendo a cuore, e anche nel portafoglio, le sorti di quelle aziende, c’è da credere che farà di tutto per il loro bene.