Editoriali
Il Tav va avanti, ma è meglio non dirlo
L’ira del M5s piemontese per i nuovi bandi. Ma governo e Telt hanno un’intesa
Francesca Frediani, consigliera regionale del M5s in Piemonte e militante No Tav, va giù diretta: “Questo è un atto decisamente ostile”, dice al Foglio, dando voce ai comitati ambientalisti della Valsusa. Si riferisce alla pubblicazione in Gazzetta europea del bando per il piano di monitoraggio ambientale in Italia per la sezione transfrontaliera della Torino-Lione: un progetto che vale circa 37 milioni. “Nessuno si azzardi a firmare nulla ai fini dell’avanzamento dell’opera. Lo considereremmo come un atto ostile”, aveva sentenziato, nelle scorse settimane, Danilo Toninelli. Di qui, ieri, la rabbia dei grillini piemontesi. “E’ mancata una comunicazione ufficiale che congelasse l’incarico di Telt”, lamenta la Frediani. Ce l’ha col suo ministro dei Trasporti, ovviamente, e un po’ anche con la società franco-italiana che dal 2015 dirige i lavori sulla Torino-Lione. E però proprio il governo grilloleghista e la Telt, nell’attesa che il M5s risolva i suoi dissidi interni, hanno raggiunto un tacito, ragionevole compromesso. Per portare a termine la sua tanto sbandierata analisi costi benefici, Toninelli ne avrà, verosimilmente, fino a marzo prossimo: poi ci sono le europee e le regionali in Piemonte. Insomma, ci vorrà tempo. E per evitare che questo tempo vada del tutto sperperato, coi possibili contenziosi che ne conseguirebbero, la Telt continuerà a pubblicare dei bandi che preparino il terreno per i lavori che verranno, come quello di ieri. D’altronde, la Telt è una società di diritto francese, che dunque può modificare e perfino revocare delle gare senza doversi impegnare in risarcimenti o sanzioni. E in più, il tempo medio di assegnazione dei lavori, per la Tav, è di circa 15 mesi: e si spera che saranno sufficienti perché il M5s superi l’ostilità della sua minoranza interna.