Da Bologna a Genova, due diverse emergenze
Due casi a confronto: lo scontro tra la cisterna di gpl e l’autotreno e il crollo del ponte Morandi, la differenza tra collaborare e fare propaganda
Dopo lo scontro tra la cisterna di gpl e l’autotreno che il 6 agosto nei pressi di Bologna ha causato la morte di una persona, il ferimento di altre 100, il crollo di un cavalcavia e la chiusura della tangenziale e del raccordo autostradale, il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, disse che i tempi della ricostruzione erano “stimabili in non meno di cinque mesi”. Poco dopo il progetto di ricostruzione di Autostrade è sceso a due mesi.
Ieri, dopo 55 giorni – quindi con qualche giorno di anticipo i lavori sono stati completati: “Riaperti tangenziale e raccordo autostradale a Bologna dopo il terribile incidente di agosto – ha twittato il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini –Dopo lo straordinario lavoro dell’emergenza lo sforzo incredibile di ricostruzione, in soli 55 giorni, esempi di cooperazione e collaborazione senza chiacchiere e polemiche”.
La mente corre alla tragedia, di pochi giorni successiva, del crollo del ponte Morandi a Genova. Naturalmente si tratta di due vicende molto diverse per entità, dinamica e responsabilità, ma non si può non notare come in un caso la collaborazione istituzionale abbia portato a una soluzione rapida e nell’altro lo scontro e la polemica politica abbiano prodotto una situazione di stallo. Il tempo impiegato a Bologna per ultimare i lavori è stato paradossalmente inferiore a quello perso per fare un decreto su Genova che doveva essere di “emergenza”. Se Autostrade è responsabile, il governo avrà tutti gli strumenti per farle pagare i danni. Ma tenere in ostaggio una città intera per puntiglio politico o per fare un dispetto a una società, è un ulteriore danno che Genova non merita.