Pd, fuori i nomi. Cosa si muove nella corsa alla segreteria
Scendono in campo candidati con zero possibilità. L’attesa di Renzi e i suoi dubbi su Minniti
Ormai Nicola Zingaretti non è più solo. Cominciano a scendere in campo gli altri candidati del Pd, anche quelli che non hanno nessuna speranza di ottenere un risultato lusinghiero. L’ultimo della lista in questo senso è Francesco Boccia al quale il Corriere ieri ha dedicato un’intervista per sondarne umori e intenzioni. Ora, come mai Boccia, noto soprattutto per aver perso due elezioni primarie consecutive in quel di Puglia contro Nichi Vendola, ha deciso di ributtarsi in pista? Lo manda Emiliano? Il dubbio è legittimo ma poco pertinente. In realtà è proprio il contrario a spingere l’ex lettiano, poi passato da un fugace amore per Renzi e quindi diventato sostenitore del governatore della Puglia a fare questo passo. Conscio del fatto che Emiliano si sta preparando a uscire del Pd (i suoi contatti con Di Maio si sono intensificati) Boccia sta pensando a come trovarsi una rete di protezione per non finire ai margini della vita politica del Pd una volta che il suo leader avrà spiccato il volo. Certo ci vorrà ancora un po’ di tempo, ma Emiliano non dispera di avere una sponda utile. E quindi Boccia è corso ai ripari. Per lui anche una percentuale che oscilla tra il 3 e il 4 alle primarie per la segreteria del Pd significa la sicurezza di continuare a fare parte del gruppo dirigente del partito e gli offre una chance di essere ricandidato anche alle prossime elezioni.
Prima di Boccia aveva deciso di annunciare la sua candidatura, sempre sulle colonne del Corriere (forse Repubblica è troppo sparata su Zingaretti?) Matteo Richetti. Anche la sua decisione era nell’aria. Solo che si pensava che prima l’ex portavoce del Pd renziano volesse aspettare di capire le intenzioni del suo leader. Ma il suo leader continua a rinviare ogni scelta a dopo la Leopolda. A chiunque in questi giorni gli chieda che cosa abbia intenzione di fare lui rimanda a fine ottobre se non addirittura a novembre. Stanco di aspettare, Richetti ha deciso di scendere in campo. Anche perché sembra che il suo nome sia sponsorizzato da Graziano Delrio. E su questo ci sarebbe una certa distanza tra il capogruppo del Pd alla Camera e l’ex segretario. Matteo Renzi, che appare infatti prudente (è anche vero che se pure la sostenesse non potrebbe farlo pubblicamente per non affossarla). Delrio invece continua a ripetere a tutti che ci vuole un esponente delle nuove generazioni per risollevare il Pd e battere Zingaretti.
Continua a circolare il nome di Marco Minniti. Ufficialmente l’ex ministro ripete di non essere interessato, ma chi lo conosce bene ritiene che ci abbia fatto un pensierino. Chi conosce bene Renzi crede invece che nonostante l’ex segretario nelle sue conversazioni continui a fare anche il nome di Minniti come possibile candidato in realtà diffidi della sua troppa autonomia.