Ministro, Tria zitto
Il ministro dell'Economia, un tempo considerato un argine al populismo di governo, è sempre più ostaggio dei suoi colleghi gialloverdi. Prima sottratto alle domande dall'addetta stampa di Salvini, oggi azzittito da Borghi, che gli spegne il microfono
"Se si ipotizzano catastrofi, il governo farà quello che è necessario. Anche prima c'era un grande differenziale. D'altra parte io ho sempre criticato le politiche di austerity e ho portata avanti questa critica per molti anni, non ho cambiato visione", ha detto il ministro dell'Economia Giovanni Tria, impegnato in un serrato botta e riposta sullo spread nel corso dell'audizione sul Def in
Parlamento.
In particolare (l'audizione è durata quasi tre ore) il ministro è stato pungolato da Renato Brunetta. Il deputato di Forza Italia gli ha chiesto cosa succederebbe se lo spread toccasse quota 400 punti nel momento in cui il parlamento dovrà votare il documento che contiene le stime economiche su cui si basano le misure della prossima manovra economica. Tria ha ribattuto: "Non rispondo su un'ipotesi". Poi il ministro dell'Economia ha continuato a parlare per diversi minuti ma il presidente della commissione Bilancio della Camera, Claudio Borghi, che presiedeva la seduta, gli ha spento il microfono.
Un episodio che ha ricordato, ai giornalisti che seguivano l'audizione sullo schermo interno di Montecitorio, il precedente della conferenza stampa dopo l'approvazione del Def, quando Tria fu sottratto alle domande dall'addetta stampa di Salvini, Iva Garibaldi. O anche l'intervento del presidente del Consiglio Giuseppe Conte alla Camera per il voto di fiducia, quando chiese a Di Maio il permesso di parlare e il vicepremier gli disse di no.