Che silenzio su un piccolo grande scandalo
E’ per ragioni di opportunità che l’affaire Savona andrebbe illuminato
E’ caduta nel silenzio generale l’inchiesta del Corriere della sera, a firma di Federico Fubini, sugli asset finanziari di Paolo Savona. L’articolo informa che il ministro degli Affari europei è azionista di Euklid, società che controlla un fondo speculativo. Inoltre, secondo quanto dichiarato ai sensi della normativa sulla trasparenza, Savona custodisce un patrimonio di 1,3 milioni di euro in Svizzera. Il presupposto da cui partire è che non c’è nulla di illegale in nessuna delle due vicende, ma l’aspetto legale non è l’unico. C’è un problema di opportunità nell’essere azionista di una società che attraverso un hedge fund specula su Eni, Telecom Italia, Generali, Atlantia, tutti titoli sensibili rispetto alle decisioni del governo che per le partecipate si intromette nei piani industriali e per le altre vuole cambiare le concessioni (al cui riordino è dedicata una sezione del Def illustrato da Savona in Parlamento).
C’è poi una questione di coerenza politica sui soldi in Svizzera da parte di chi ha elaborato un “Piano B” per uscire dall’euro e al contempo (sempre tenendo i soldi al sicuro) attraverso il governo invita concittadini a donare euro (i loro) alla patria. Infine c’è un tema di conflitto d’interessi, non di diritto pubblico ma di diritto privato: “Per risolvere il conflitto d’interessi – c’è scritto nel “contratto di governo” – intendiamo cambiare l’ambito di applicazione della disciplina estendendo l’ipotesi oltre il mero interesse economico. Riteniamo che debba qualificarsi come possibile conflitto di interessi l’interferenza tra un interesse pubblico e un altro interesse, pubblico o privato, che possa influenzare l’esercizio obiettivo, indipendente o imparziale, di una funzione pubblica”. Opportunità, coerenza, rispetto del contratto: sono tre punti su cui non è stata fatta chiarezza.