Me ne frego. Il governo risponde all'Ue
Tria invia la replica a Bruxelles: il deficit resta al 2,4 per cento nonostante l’invito del ministro a diminuirlo. L'austriaco Kurz, ex alleato dei sovranisti italiani: "La Commissione deve bocciare Roma"
Il ministro dell’Economia Tria ha depositato la lettera di risposta all’Unione europea sulle osservazioni avanzate giovedì scorso dalla Commissione sul testo della manovra. Nonostante l’invito del ministro a diminuire il deficit al 2,1 per cento, il governo gialloverde ha deciso di lasciare inalterata la stima al 2,4 per cento. Il rischio è che già domani la Commissione invii una bocciatura formale del Documento programmatico di bilancio.
Il testo della lettera
“Il governo italiano è cosciente di aver scelto un’impostazione della politica di bilancio non in linea con le norme applicative del Patto di Stabilità e crescita”, si legge nella lettera inviata dal ministro Tria. “È stata una decisione difficile ma necessaria alla luce del persistente ritardo nel recuperare i livelli di pil pre-crisi e delle drammatiche condizioni economiche in cui si trovano gli strati più svantaggiati della società italiana. Il governo intende inoltre attuare le parti qualificanti del programma economico e sociale su cui ha ottenuto la fiducia del Parlamento italiano. La nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza, e la Relazione al Parlamento a esso allegata, chiariscono che il governo prevede di discostarsi dal sentiero di aggiustamento strutturale nel 2019 ma non intende espandere ulteriormente il deficit strutturale nel biennio successivo e si impegna a ricondurre il saldo strutturale verso l'obiettivo di medio termine a partire dal 2022. Qualora il pil dovesse ritornare al livello pre-crisi prima del previsto, il Governo intende anticipare il percorso di rientro”.
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La manovra “non espone a rischi la stabilità finanziaria dell'Italia né degli altri paesi dell'Unione europea”, scrive il ministro dell'Economia. “Riteniamo infatti che il rafforzamento dell'economia italiana sia anche nell'interesse dell'intera economia europea”.
“La 'Centrale per la progettazione delle opere pubbliche' offrirà, sia alle amministrazioni centrali sia a quelle locali, servizi e assistenza tecnica, mentre la riforma del codice degli appalti permetterà di realizzare le opere pubbliche nel rispetto delle regole e in tempi più rapidi e certi. Il governo ritiene che tali innovazioni consentiranno alle imprese pubbliche e private, che investono nelle infrastrutture, di procedere più speditamente e di incrementare i loro piani di investimento. Più in generale il rilancio degli investimenti pubblici e la modernizzazione delle infrastrutture determineranno un aumento dei rendimenti degli investimenti privati e dunque del loro ammontare. Il governo è dunque fiducioso di poter far ripartire gli investimenti e la crescita del pil e che il recente rialzo dei rendimenti sui titoli pubblici verrà riassorbito quando gli investitori conosceranno tutti i dettagli delle misure previste dalla legge di bilancio”.
Nel corso della mattinata il premier Giuseppe Conte ha avuto un incontro con la stampa estera per rassicurare l’Unione europea e e i mercati sulla manovra, che a suo parere non è corretto definire “spericolata”. Credetemi, sono molto fiducioso, vedrete che cresceremo. Le repliche del premier sono ottimiste ma basate su una sorta di necessaria fiducia nell'esecutivo e su pochi dati. “Nella vostra replica a Bruxelles non ci sono correzioni ma solo una spiegazione del perché credete che questa manovra funzioni, non temete la bocciatura?” chiede ad esempio un giornalista di Cnbc News. Il premier Conte risponde: “Io non sono un indovino. Abbiamo tante riforme strutturali da fare. Se arriverà una bocciatura ci siederemo attorno a un tavolo e valuteremo il da farsi. Abbiamo rivisto i fondamentali dell'economia italiana e siamo arrivati alla consapevolezza che l'Italia sarebbe entrata in recessione. Tanti esperti consultati ci hanno dissuaso dal continuare su questa strada. Tutte le promesse elettorali ci costa 17 miliardi tutti finanziati con la crescita. Programmiamo una crescita all'1,5”.
Kurz, da alleato a fustigatore dell'Italia
In vicepremier grillino Luigi Di Maio dice che l'esecutivo è disponibile “a sederci a un tavolo con l'Europa. Non vogliamo uscire dall'Euro”. Nei prossimi incontri a Bruxelles, “ribadiremo i contenuti della manovra. Noi nell'Ue e nell'euro ci vogliamo restare quindi con loro ci confronteremo per spiegare questo 2,4 per cento”. Intanto il cancelliere tedesco Sebastian Kurz, che nei gironi scorsi ha attaccato duramente l'Italia, continua ad affermare che la Commissione – a meno che non siano apportate delle modifiche – deve bocciare, senza alcuna esitazione, la manovra italiana. “Se non viene corretta, la Commissione europea deve respingere la manovra”, ha detto in una dichiarazione diffusa dall'ufficio del ministro delle Finanze, Hartwig Loeger. “L'Austria non è pronta a sostenere i debiti degli altri paesi, mentre questi stati scientemente contribuiscono all'incertezza dei mercati finanziari. Ora l'Ue deve dimostrare di aver imparato dalla crisi della Grecia”. Loeger ha aggiunto che una violazione delle regole di bilancio dell'Ue da parte dell'Italia “schiuderebbe la porta perché altri paesi (facciano altrettanto)”.
Moscovici: Chi pagherà il debito? Le generazioni future
La manovra del popolo rischia di essere un boomerang per l'Italia. L'allarme arriva ancora una volta dal commissario europeo agli Affari economici Pierre Moscovici, intervistato da France Inter. “Il rischio – ha detto – è che non rilanci affatto la crescita, perché c'è poco investimento in questa politica di rilancio ma anzi che l'affossi. Chi pagherà il debito? Le generazioni future. Ecco perché un bilancio che aumenta il debito non è buono per il popolo. Sono sempre i più vulnerabili che alla fine dovranno pagare. La Commissione europea – ha quindi ribadito – non vuole una crisi tra Bruxelles e Roma, la Commissione europea pensa che il posto dell'Italia sia al centro della zona euro, non all'esterno”.
Cosa succede adesso
Già nei giorni scorsi Bruxelles aveva parlato di una “deviazione senza precedenti”. Un giudizio che lascia intravedere, già da domani, la possibilità di una procedura di infrazione. Dopo la bocciatura delle agenzie di rating, ora ci si aspetta anche quella dell'Ue. Il ministro dell'Economia Giovanni Tria ha poche carte da giocare, visto che l'esecutivo di cui fa parte ha praticamente rimandato al mittente la sua stessa proposta di far scendere l'asticella del rapporto deficit-Pil sotto il 2 per cento già nel 2020.