Il sindaco di Torino, Chiara Appendino (foto LaPresse)

Dopo Roma anche Torino dice basta. Ecco la piazza del sì

Redazione

Chi sono e cosa vogliono i cittadini che stamattina riempiranno piazza Castello per impedire che la città scivoli nel “declino del No”

L'appuntamento è per questa mattina alle 11 in piazza Castello a Torino. Titolo della manifestazione “Sì, Torino va avanti”. Una manifestazione che è nata per iniziativa di sette donne. O meglio, come spiegano nel loro sito, da un “gruppo di persone della società civile torinese decise a non lasciare l’amata città scivolare nel declino dei NO pronunciati di fronte ad ogni innovazione e opportunità di sviluppo. Con voce ferma e gentile vogliamo dire di SÌ a nuove iniziative e progetti. Noi desideriamo crescere, muoverci, viaggiare, studiare, lavorare. Vogliamo essere connessi al mondo e cogliere le opportunità, ritrovando la nostra spinta creativa”.

  

Il primo “sì” è ovviamente quello alla Tav visto che, lo scorso 29 ottobre, il consiglio comunale di Torino ha votato praticamente all'unanimità (23 favorevoli, 2 contrari) per chiedere la sospensione dei lavori della linea alta velocità. Ma non è l'unico sì che la piazza, evidentemente contraria alle politiche portate avanti dalla giunta 5 Stelle guidata da Chiara Appendino, pronuncerà.

 

 

Insomma, come era già accaduto a Roma il 27 ottobre, anche Torino scende in piazza contro la sua sindaca. E non sembra un caso che sia Appendino sia Virginia Raggi siano esponenti di spicco del M5s. Sul Foglio, David Allegranti, ha raccontato, in un lungo viaggio nella città della Mole, la “Chiara deriva” del capoluogo piemontese. Che tanto simile appare alla “Chiara deriva dell'Italia”.

   

 

Le organizzatrici hanno anche diffuso un vademecum in sei punti con informazioni per la giornata di oggi (e non solo).

 

 

Col passare dei giorni, come abbiamo raccontato sul Foglio, la “piazza del sì” è cresciuta. E oggi a Torino al fianco di quel “gruppo di persone della società civile” ci saranno industriali, sindacati, partiti politici che non vogliono rassegnarsi alla decrescita felice.

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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