Non illudetevi sul divorzio di governo
Salvini rimarrà legato a Di Maio a lungo, prima di poter rinnegare il grillismo
Sarà pur vero, come ormai con una certa disinvoltura confermano gli uomini forti del Carroccio, che “il limite di sopportazione è stato raggiunto”, e che la convivenza col M5s si fa un po’ più molesta ogni giorno che passa. Ed è senz’altro autentica l’insofferenza che i ministri leghisti esibiscono di fronte alla perenne esagitazione dei loro colleghi di governo grillini, così com’è concreta quella dei sottosegretari salviniani per lo strapotere degli uffici di comunicazione nei dicasteri a cinque stelle. Ma le voci che corrono sul divorzio imminente, la tentazione della rottura, al momento sono destinate a restare suggestioni impraticabili.
Il ritorno alle urne a marzo? Macché.
C’è innanzitutto da approvare una manovra rischiosa e complicata, ancora da definire in molti punti: e i timori che questa si porta con sé fungono, al momento, da collante per una coalizione alquanto zoppicante. Ma non è solo l’ansia per le banche, a trattenere Matteo Salvini dai propositi di far saltare il banco. C’è pure da portare a casa decreto sicurezza e legittima difesa, c’è ancora da avviare, sebbene in forma assai depotenziata, la riforma delle pensioni. “Se tornassimo alle urne senza avere ottenuto almeno questi risultati, la gente non lo capirebbe”, va ripetendo Giancarlo Giorgetti. Andare al voto con le europee? Improbabile: sia perché al Quirinale l’ipotesi non è gradita sia perché di perdere anzitempo la poltrona nessuno ha granché voglia.
Più probabile, semmai, uno strappo all’indomani del voto continentale, specie se la Lega dovesse staccare il M5s in modo netto. Un “rimpastone”, insomma, che metterebbe alla prova la resistenza interna delle pattuglie grilline, e poi eventualmente un allargamento della maggioranza al centrodestra. Magari nell’attesa delle regionali di novembre in Emilia-Romagna, che potrebbero sancire lo sfondamento del Carroccio oltre la linea del Po. Il tutto, insomma, per dire che di strada insieme al M5s la Lega ne ha comunque molta da fare, prima di poter ripudiare gli obbrobri manettari e antisviluppisti di Di Maio e compagni. Sempre ammesso che Salvini sia davvero, come si sforza di far credere, altro da ciò che appare in questi mesi. Per il divorzio è presto. Non illudetevi.