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La doppia morale dei principi della gogna a Cinque stelle

Redazione

Stefano Graziano (Pd) ricorda quali insulti, da indagato, gli vomitò addosso il finto garantista Luigi Di Maio

Roma. “Sono un garantista, mi sono sottoposto alla legge, non sono scappato, sono stato archiviato. Non sono andato in giro ad accusare magistrati e giornalisti”. Stefano Graziano, presidente del Pd campano, sorride amaramente ripensando alla sua vicenda giudiziaria, sulla quale Luigi Di Maio e i suoi nel 2016 specularono non poco. Adesso vede i Cinque stelle che hanno scoperto le virtù del garantismo – a colpi di insulti ai giornalisti, “pennivendoli” e “puttane” – dopo l’assoluzione di Virginia Raggi e al Foglio dice: “La stampa la si accetta sempre o non la si accetta mai. Non ci può essere un sistema per il quale le regole democratiche valgono per te ma non per gli altri. Di Maio vive in una logica non democratica”. Quindi, dice Graziano, “scagli la prima pietra chi non ha peccato. Mi pare che Di Maio non possa proprio scagliarla”. Anche perché non si sono fatti problemi i Cinque stelle a gettare nel tritacarne mediatico Graziano e non solo lui. Come ricorda l’esponente del Pd campano, “nessuno ne parla mai ma queste vicende colpiscono anche gli affetti, la famiglia, gli amici. E da questo punto di vista Di Maio e i Cinque stelle hanno dimostrato di non avere alcuna sensibilità”.

 


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Insomma, i Cinque stelle hanno una “doppia morale”, la loro è una “logica molto semplice, ma nessuno dimentica qual è stata la loro azione in questi anni”. “Io che sono garantista sarei felice se fossero stati folgorati sulla via di Damasco, ma siccome penso che non lo siano, mi limito a dire che sono dei doppiopesisti. Certo, se lo diventassero sarebbe una bella inversione a U, anche se perderebbero il voto dei giustizialisti”.

 

Il tema di fondo è il solito, dice Graziano: “Il circuito mediatico-politico-giudiziario. Ma con il sistema questo non c’entra, perché il sistema è quello indicato dalla Costituzione, che prevede l’innocenza fino a prova contraria e l’esistenza di tre gradi di giudizio”. Invece c’è chi oggi vorrebbe addirittura abolire la prescrizione, “ma o rinnovi il sistema processuale altrimenti è impensabile restare a vita sotto processo. Se riformi la prescrizione senza riformare i processi, diventa un incubo, perché non finisci mai”. Graziano però ne è convinto: i Cinque stelle prima o poi “diventeranno garantisti per interesse”. C’è già chi ha iniziato, come Filippo Nogarin, sindaco di Livorno, che mesi fa aveva annunciato l’intenzione di non ricandidarsi per i troppi processi ricevuti. “Nogarin dovrebbe fare lezione ai Cinque stelle; così spiegherebbe a Di Maio e agli altri come funziona la vita amministrativa in un territorio”.