La “colpa” di Blangiardo
Gran curriculum per l’Istat. Ma è pro life e cattolico, quindi parte l’attacco
L’8 novembre scorso, il Consiglio dei ministri ha deliberato l’avvio della procedura per la nomina del professor Gian Carlo Blangiardo a presidente dell’Istituto nazionale di statistica (Istat). Subito dopo parte anche la campagna contro uno dei massimi demografi italiani.
Ieri addirittura i sindacati dell’Istat hanno comunicato, tramite un trafiletto sul Corriere della Sera che non si è sforzato neppure di sentire l’altra campana, che una eventuale nomina di Blangiardo metterebbe a rischio “l’indipendenza e l’imparzialità” dell’Istituto di statistica. Le “colpe” di Blangiardo sono tante.
Essere tra i fondatori del movimento Scienza e Vita senza dubbio, l’associazione di scienziati, professionisti e intellettuali che al referendum del 2005 si schierò a favore della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita e che tuttora interviene sui temi “eticamente sensibili”, dall’eutanasia all’utero in affitto. Poi Blangiardo ha elaborato proposte politiche come il “Patto per la natalità”. Al centro di questo “patto”, il demografo pone il “fattore familiare”, ovvero una riforma della fiscalità che allarghi la no-tax area per ogni figlio in più, un po’ come il modello francese. Inoltre Blangiardo si è schierato contro lo ius soli e, a differenza di altri demografi italiani importanti, come Alessandro Rosina, non ritiene che lo sconquasso demografico possa giustificare un’immigrazione incontrollata, che genererebbe un altro tipo di sconquasso, culturale e sociale. Tutte tesi discutibili ovviamente, ma Blangiardo non ha incitato al razzismo, non ha discriminato nessuno, non ha mai usato parole offensive né di odio. Dunque opporsi alla sua nomina all’Istat, forte di un curriculum e di un profilo accademico importanti e riconosciuti, in nome di una pregiudiziale ideologica, non va bene.