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Contro le discariche fai da te alla Di Maio

Redazione

La spazzatura che preoccupa è quella che non vogliono gestire i pentastellati

Dalla giustizia fai-da-te della Lega alla discarica fai-da-te del Movimento 5 stelle? La polizia municipale del comune di Mariglianella (Na) ha posto sotto sequestro i terreni di proprietà di Antonio Di Maio, padre del capo politico del M5s. Siamo garantisti e non gridiamo allo scandalo. Inoltre, il presunto illecito appare davvero di lieve entità: sarebbero stati rintracciati dei rifiuti inerti, perlopiù residui da demolizione e di cantieri edili. La vicenda, tuttavia, si ricollega – in modo casuale ma significativo – alle polemiche delle scorse settimane sui termovalorizzatori.

  

Su questo tema, i grillini marciano sul filo dell’ambiguità. Infatti, delle due l’una: o interpretano un sentimento anti industriale e anti moderno (che vede nel rifiuto lo sterco del demonio capitalistico), oppure rigettano il male minore (la termovalorizzazione dei rifiuti) per abbracciare quello maggiore (lo stoccaggio in discarica). C’è una ragione se in tutto il mondo industrializzato si cerca di limitare il ricorso alla discarica: non solo aumenta la pressione ambientale sul territorio, ma è costantemente a rischio di generare inquinamento e infiltrazioni mafiose (a tal proposito, sarebbe interessante assistere a un confronto tra l’ex comandante dei carabinieri forestali in Campania, Sergio Costa, che ha contrastato le ecomafie nella Terra dei fuochi, e il suo omonimo Costa Sergio, ministro dell’Ambiente anti termovalorizzazione). Nella leggerezza imprenditoriale di Di Maio senior si vedono tutti i rischi della gestione “domestica” dei rifiuti, senza riguardo per l’efficienza e senza la disponibilità delle migliori tecnologie. Nella leggerezza politica di Di Maio junior, invece, sta tutto il cinismo di chi strumentalizza l’ambiente per tornaconto elettorale, ma poi se ne dimentica quando la complessità del governo entra in conflitto con la semplicità degli slogan.