Vito Crimi (foto Imagoeconomica)

Il disgusto di Crimi e la libertà di stampa

Redazione

Il sottosegretario all’Editoria che tace sulle fake news dei suoi minaccia tagli agli altri

I titoli di Libero, in un paese che fosse ancora memore del Bagaglino, invece di averlo mandato al governo, produrrebbero un’annoiata alzata di spalle come le brutte battute scurrili. Ma il Bagaglino è andato al governo, e c’è un sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, Vito Crimi si chiama, del Movimento cinque stelle, che subito dichiara: “Provo disgusto per il titolo del giornale Libero (foto sotto). Un giornale che riceve soldi pubblici che prima pubblica titoli razzisti, poi oggi anche omofobi. Avvierò immediatamente una procedura interna per vagliare la possibilità di bloccare l’erogazione dei fondi residui spettanti ad un giornale che offende la dignità di tutti gli italiani e ferisce la democrazia”.

 

 

 

Non un’idea personale, ma una linea di partito, quella che i fondi pubblici (ai giornali, ma di questa stregua anche a chiunque altro) debbano essere vagliati dalla censura ideologica del governo, e dal suo gusto (il gusto di quelli del vaffa, poi). Anche Manlio Di Stefano, sottosegretario M5s agli Esteri, ha scritto: “Titoli del genere, così come quello sui terroni, creano discriminazione e fomentano odio. L’Ordine dei giornalisti ha il dovere. Tagliare i fondi a giornali come questo è doveroso”. Dovere.

 

Il problema è che non si sono sentite, dal sottosegretario Crimi né dal suo partito, pari alzate di scudi (o d’ingegno) di fronte ad altri titoli insultanti, o a campagne falsificanti contro avversari politici, aziende, o persone fisiche. Crimi ha diffuso in prima persona la fake odiosa sui Benetton “padroni di giornali”. O il famoso “compenso” (fake) di Cottarelli in tv: Gianluigi Paragone ha scritto sul Blog delle stelle che Cottarelli avesse come agente Beppe Caschetto, altra fake. Proteste? Sanzioni? Ma soprattutto, ed è la cosa più grave: può un viceministro con delega all’Editoria ipotizzare di tagliare i fondi ai giornali che non gli piacciono? In base a quale norma? A quale etica? E li raddoppierà ai giornali che scrivono le cose che gli piacciono? Dimenticavamo: del partito di Crimi fa pure parte Lannutti, l’antisemita dei Savi di Sion, nonché quello che dà di “Padrino” a Mattarella. Crimi non ha niente di cui disgustarsi?

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