Il giusto processo a Salvini
Il governo deve farsi giudicare sul caso Diciotti. Il garantismo non c’entra
Alla fine, siccome non poteva essere lui a porre l’ultimatum, ché sarebbe apparso troppo pro domo sua, Salvini ha mandato avanti i suoi fedelissimi. Prima, cioè, ha dissimulato una serenità che in questo momento non gli appartiene (“I senatori del M5s votino secondo coscienza, il governo non è in discussione”), e poco dopo, però, ha ordinato ai capigruppo di Camera e Senato, Molinari e Romeo, di dettare la linea: “Processare chi, nell’esercizio delle sue funzioni di ministro dell’Interno, ha agito nel pieno rispetto delle leggi e della Costituzione e ottemperato al mandato ricevuto dagli elettori, significa inequivocabilmente tentare di processare il governo”.
Il riferimento è alla richiesta di autorizzazione a procedere da parte del tribunale dei ministri di Catania per il supposto reato di sequestro di persona aggravato per il caso Diciotti. Per prima dovrà esprimersi la giunta preposta, che inizierà la discussione in settimana; poi, eventualmente, toccherà all’Aula di Palazzo Madama. Di Battista, cuor di leone ma non troppo, già riabituatosi alla molle doppiezza romana dopo la scampagnata latinoamericana, dice che “tutto si risolverebbe se Salvini rinunciasse all’immunità”. Come al solito, Di Battista non sa di che parla.
Salvini non può rinunciare ad alcuna franchigia, perché qui la questione non ha a che fare con l’immunità parlamentare: il Senato deve, in estrema sintesi, limitarsi a stabilire se Salvini ha compiuto il suo atto incriminato nell’interesse della nazione oppure no. Valutazione che è, ovviamente, politica, e rispetto alla quale si sono già espressi sia Di Maio e sia Bonafede, rivendicando che la decisione di bloccare i migranti a bordo della Diciotti fu presa dall’intero governo. E dunque, se i leader del M5s ammettono che decisero, tutti insieme, di mettere in atto quel presunto “sequestro”, come potrebbero negare che Salvini abbia agito nell’interesse del paese? Significherebbe costituirsi come correi, o come complici, o quantomeno come pali. I grillini, checché ne pensino i fautori del “dialogo col M5s di sinistra”, il processo a Salvini lo hanno già fatto lo scorso agosto: e hanno assolto, con formula piena, il ministro. Farsi giudicare è un dovere: il garantismo non c’entra.