Le élite spiegate da Aldo-Bartleby Cazzullo
L’euro da non festeggiare e i gilet gialli. I guai della borghesia da senso comune
Da qualche tempo, Aldo Cazzullo s’è trasformato in un personaggio di Melville. Firma di punta del Corriere della Sera e curatore della prestigiosa rubrica delle lettere, appuntamento di dialogo prezioso con i lettori, Aldo-Bartleby Cazzullo preferisce di no. Prende il mondo come dovrebbe essere o almeno apparire, secondo evidenza, non soltanto a un bravo giornalista ma anche a un assennato liberale, o a un buon cittadino europeo non obnubilato dagli strafalcioni di certi politici e capipopolo, e lo ribalta. Lo ribalta sintonizzandosi sull’estro di come sembra al “popolo”, o alla compagnia mal messa insieme dell’italianità un tanto al chilo. Sabato, per esempio, un lettore gli chiede: com’è che i gilet gialli ce l’hanno tanto con i giornalisti, al punto da aggredirli? Anziché rispondere: perché non rispettano le persone che fanno il proprio lavoro, oppure perché sono violenti, Cazzullo spiega che è colpa del parisianisme, “l’incapacità di scendere nella Francia profonda”. La colpa è dei giornali che non raccontano la vita vera della gente, e sposando questa tesi del caporedattore dell’Humanité, Cazzullo fa l’autocritica ai colleghi giornalisti, che sono una élite (o una casta?). Per salvare il suo giornale dal rischio di esserlo, Cazzullo da un po’ di tempo si comporta così: aveva iniziato spiegando ai lettori che se lo ius soli non è diventato legge, è per colpa del cattivo esempio dato da Balotelli; poi che Renzi perse il referendum perché la gente dà più retta a BelloFigo; sull’apertura a Milano del primo Starbucks in Italia, dichiarò: “Come italiano la considero un’umiliazione”. Qualche giorno fa ha scritto che “non c’è molto da festeggiare nel compleanno dell’euro”, che fu una contropartita tra Mitterrand e Kohl “che ha trascinato (nel baratro) il resto del Continente”. Il problema naturalmente non è Cazzullo, un signor giornalista, ma è il fatto che le risposte di Cazzullo siano lo specchio di un tema più grande: lo stato delle élite in Italia che dall’alto di un finto moderatismo soffiano sul vento del momento, barattando buon senso con il senso comune.