L'autonomia è (anche) responsabilità
La baruffa sugli insegnanti meridionali svela un’altra contraddizione a 5 stelle
Gli insegnanti meridionali sono in rivolta contro il ministro dell’Istruzione leghista Marco Bussetti, al loro fianco sono schierati i 5 stelle, da Luigi Di Maio al ministro per il Sud, Barbara Lezzi. Il vicepremier chiede che Bussetti presenti “scuse immediate per aver detto una fesseria”. A parte l’involontaria autoironia in materia di fesserie, che cosa ha detto il ministro? A una domanda se alle scuole del mezzogiorno servissero più fondi pubblici per recuperare il gap con il nord, ha risposto: “Servono più lavoro e più impegno”. Da qui le proteste sponsorizzate dai grillini e dalle stesse associazioni che in èra Renzi si ribellarono contro la “deportazione” al nord di precari in attesa di cattedra. Molti di quelli che accettarono l’assunzione si sono poi avvalsi della facoltà di ritorno a casa, e i risultati si vedono: su 57.322 nuove cattedre disponibili per questo anno scolastico solo 25.105 (il 43,8 per cento) sono state coperte, nonostante la disoccupazione. Al nord si è potuto assumere per il 37 per cento dell’offerta, al centro il 41, al sud il 63.
Lo sdegno di Di Maio fa a botte con la promessa che il reddito di cittadinanza sarà sospeso al rifiuto della terza offerta di impiego senza vincoli territoriali. Ma forse il M5s si sta posizionando per quella che rischia di essere per la maggioranza (e per Matteo Salvini) la madre di tutte le battaglie: l’autonomia gestionale alle regioni del nord grazie ai referendum (Veneto e Lombardia) e ad accordi con il governo precedente (Emilia Romagna, Piemonte, Liguria). Tra le materie c’è la possibilità di riconoscere per Scuola e Sanità stipendi più alti dei contratti nazionali, con la differenza pagata dalle casse regionali. Questo permetterebbe di coprire il divario con paesi come Francia e Germania che hanno il tenore di vita del settentrione italiano, dove docenti e medici guadagnano di più (in Germania con retribuzioni differenziate nei Länder). In ballo ci sono 21 miliardi di euro di risorse, che non verrebbero tolte al sud ma che, come la Tav, premierebbero le aree dove i grillini non toccano palla. E siccome la batosta abruzzese impone una riscossa nei pascoli elettorali meridionali, le scuse chieste a Bussetti hanno come destinatario Salvini.