L'arresto dei genitori di Renzi e la giustizia alla continua ricerca di visibilità
Quando l'ex premier parla di misure punitive “spropositate” ha ragione, il trattamento riservato a suo padre e sua madre è davvero eccezionale
L’arresto di Tiziano Renzi e di sua moglie Laura Bovoli è stato disposto “per la gravità concreta dei reati”, e per la convinzione del giudice che esista il pericolo che “gli indagati commettano reati della stessa specie”, il che non è proprio la reiterazione del reato che giustificherebbe la detenzione preventiva. Si tratta di una lettura dei fatti, accompagnata da un’abbondante aggettivazione (“modus operandi criminogeno” e così via), assolutamente esasperata. Si accusano i coniugi Renzi di aver favorito il fallimento di cooperative connesse alla loro azienda per risparmiare su tasse e contributi, cioè di elusione o evasione fiscale e contributiva. Il reato deve essere dimostrato, il che non sarà semplice, per la complicazione inestricabile delle normative in merito. Le cooperative sono già fallite, se ce ne sono altre si può evitare un ipotetico intervento dei Renzi attraverso un controllo amministrativo. Per questo la detenzione preventiva non è indispensabile e quindi non appare giustificata.
Quando Matteo Renzi parla di misure punitive “spropositate” ha ragione, il trattamento riservato ai suoi genitori è davvero eccezionale. I giustizialisti di ogni risma ribattono che i magistrati sono al di sopra e al di fuori di tutto, che non guardano in faccia nessuno e che si comportano in modo imparziale e quindi chiunque critichi le loro scelte oltraggia il principio costituzionale dell’indipendenza della magistratura. Qualcuno crede davvero che se il caso dei genitori di Renzi (o anche del padre di Luigi Di Maio) non fosse finito sotto i riflettori per la notorietà dei figli, le cose sarebbero andate nello stesso modo? Nel merito, naturalmente, è giusto che si pronunci un tribunale, una volta sottoposti i fatti a un contraddittorio tra accusa e difesa. Sui toni e sui modi della fase preliminare, invece, si fatica a sottrarsi all’impressione di una ricerca di visibilità impropria e tutt’altro che equanime.