Matteo Salvini (foto LaPresse)

L'autonomia ha un altro problema

Redazione

Perché un dossier della Ragioneria dello stato complica la vita a Salvini

Tutta l’insofferenza del Mef riguardo all’autonomia differenziata ha preso corpo, ieri, in un voluminoso dossier redatto dalla Ragioneria generale dello stato. Un giudizio molto critico sulle bozze di intesa tra lo stato e il Veneto, la Lombardia e l’Emilia-Romagna. Non tanto, come sottolineano dal ministero per gli Affari regionali, sull’impostazione generale della riforma, quanto sulla specifica attuazione dei trasferimenti di competenze dal centro alla periferia. Insomma, il problema riguarderebbe il modo in cui, i vari ministeri coinvolti (e in primo luogo l’Istruzione), dovrebbero attuare i vari provvedimenti in direzione dell’autonomia. Dalla Ragioneria, in verità, trapelava una perplessità più complessiva sull’impianto del provvedimento, che sembrava quasi il preludio di una stroncatura dell’intero disegno.

  

Nel mezzo, sicuramente, c’era il risentimento con cui, ai piani alti di Via XX Settembre, avevano assistito alle entusiastiche dichiarazioni del ministro Erika Stefani e di altri suoi colleghi leghisti del governo che davano per acquisito, già giovedì, il via libera del Tesoro. Ma il problema, al momento, riguarderebbe soprattutto un aspetto tecnico previsto nel passaggio dai costi storici (lo stato fa sì che la regione trattenga le stesse risorse con cui ha finora finanziato i vari servizi) ai fabbisogni standard pretesi da Zaia, Fontana e Bonaccini (quanto, cioè, ciascuna regione dovrebbe spendere da ora in poi per garantire quei servizi in modo efficiente).

   

Il viceministro leghista all’Economia Garavaglia ha ottenuto che, per evitare che l’approdo ai fabbisogni standard venga rimandato sine die, nell’intesa venisse inserita una clausola che prevede, dopo tre anni dall’avvio della riforma, che “l’ammontare di risorse” assegnate alle varie regioni autonomiste “non potrà essere inferiore al valore medio nazionale pro capite della spesa statale per l’esercizio delle stesse”. Un modo per far sì che tutto questo bailamme autonomista non risulti del tutto improduttivo, e non si traduca in una clamorosa delusione delle istanze autonomiste del Veneto (soprattutto), della Lombardia e dell’Emilia. Ma è proprio qui che al momento rischia di incepparsi tutto l’iter.

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