Un prevedibile (inutile) disastro
Approvati Reddito di cittadinanza e quota 100. Giù il pil, su il debito. La formula della miseria
Il “decretone”, ovvero il cuore della legge di Stabilità, è legge. Il provvedimento che include il reddito di cittadinanza e quota 100 ha superato il passaggio definitivo al Senato con 150 voti favorevoli, 107 contrari e 7 astenuti. Nessuna sorpresa, tutto secondo le previsioni. E lo stesso si può già dire per quel che riguarda gli effetti economici: come previsto, sarà un disastro. L’impatto complessivo sul pil è tra lo 0,2 e lo 0,3 per cento, inferiore all’ammontare complessivo della spesa. E non può essere altrimenti, visto che l’obiettivo fondamentale delle due misure è pagare le persone per non lavorare (reddito di cittadinanza) e per smettere di lavorare (quota 100): nessuna sorpresa se l’effetto sulla crescita è negativo. Perché in realtà l’effetto leggermente espansivo è più che compensato dall’effetto recessivo che la spesa in deficit ha causato attraverso l’aumento dello spread, dei tassi d’interesse, dell’incertezza e il conseguente calo della fiducia e degli investimenti. Come avevano anticipato gli economisti Olivier Blanchard e Jeromin Zettelmeyer tecnicamente siamo di fronte a un tipico caso di “espansione fiscale restrittiva”, detto in parole povere: una manovra idiota e autolesionistica.
I dati sul pil che segnalano l’Italia come unico paese in recessione e le previsioni di crescita vicine o sotto lo zero, dimostrano – al netto della congiuntura internazionale sfavorevole – che l’unico “effetto moltiplicatore” di questa dissennata spesa in deficit è sul debito pubblico, che torna a salire in maniera preoccupante. Per quanto riguarda la cosiddetta “economia reale” (ma anche quella finanziaria lo è), è inutile dire che non ci sarà alcuna mitologica sostituzione “1 a 1” o “3 a 1” tra giovani e prepensionati. La staffetta generazionale è una favola in generale, ma è un racconto horror in un’economia in contrazione: le aziende, di fronte a un futuro incerto, approfitteranno di “quota 100” per alleggerire gli organici senza assumere giovani. Servivano meno tasse e più investimenti, il governo ha scelto più spesa assistenziale in deficit, avremo meno crescita e più debiti. La formula della miseria.