Cosa vuole il governo da Bankitalia?
Nomine ferme senza motivo con il direttorio in scadenza. Paralisi pericolosa
Nel Consiglio dei ministri in cui si è approvato un decreto già approvato settimane fa, mentre un vicepremier era in uno studio televisivo e l’altro davanti ai microfoni a scambiarsi vicendevolmente accuse, neppure questa volta si è discusso del rinnovo del Direttorio della Banca d’Italia. Non che non ci sia stato il tempo di fare nomine, perché il governo ha nominato un membro del Cnel, un componente dell’Anvur e anche il commissario straordinario per le persone scomparse. E forse sarà proprio lui a dare una mano, perché i nomi indicati dal governatore Ignazio Visco sembrano svaniti nel nulla.
Luigi Federico Signorini, riproposto per un altro mandato, è in attesa: decaduto e “congelato”. Poi c’è Fabio Panetta, promosso a direttore generale in sostituzione di Salvatore Rossi (che ha fatto “un passo indietro” per sbloccare l’impasse). E gli ultimi due: Daniele Franco, che termina il mandato da Ragioniere dello stato e torna in Banca, e la new entry Alessandra Perrazzelli (al posto di Valeria Sannucci).
Di tempo non ce n’è molto, perché il 9 maggio scadono i mandati di Rossi e Sannucci, e se restassero in carica solo due componenti su cinque (Visco e Panetta in carica) il direttorio smetterebbe di funzionare: la Banca d’Italia (e Ivass) sarebbe paralizzata, con ricadute internazionali sul funzionamento dell’Eurosistema e del Sistema europeo di bance centrali. A sbloccare la situazione dovrebbe essere il presidente del Consiglio che, “di concerto” con il ministro dell’Economia, ha il compito di approvare le nomine in Cdm.
Ma Tria è lì che aspetta il “concerto” (del 1° maggio?), mentre Conte attende che a concertare siano Salvini e Di Maio. Intanto il 9 maggio è alle porte e non si capisce che problema abbiano i nomi indicati da Visco. Ora pare che non vada bene la Perrazzelli perché “del Pd”. Tralasciando il fatto cheil governo dovrebbe fornire un diniego formale, motivato e più elaborato, ciò che è più paradossale in questa storia è che dopo aver aperto una guerra contro Bankitalia al grido di “azzerare tutto” e “discontinuità”, ora Lega e M5s si oppongono all’unico nome nuovo proposto. La conferma che è un governo con poche idee, molto confuse e tutte sbagliate.