Ma quale Tangentopoli
Le nuove inchieste sulla politica non illuminano sistemi ma la crisi dei partiti
La semplificazione giornalistica, che non brilla per originalità, ha battezzato come “nuova Tangentopoli” la serie di episodi di corruzione su cui si indaga dalla Lombardia alla Calabria. In realtà tra i fenomeni dell’inizio degli anni Novanta e quelli odierni c’è una differenza considerevole, e non solo quantitativa. Allora si trattava di un sistema complessivo di finanziamento irregolare dei partiti, che erano dominanti nella vita politica e condizionavano strettamente quella economica attraverso un’ampia rete di aziende pubbliche e il controllo delle maggiori banche di livello nazionale. Ora si assiste a iniziative individuali di qualche esponente politico non certo di primo livello (i coinvolgimenti dei presidenti delle giunte regionali appaiono del tutto trasversali) che cerca di ottenere qualche vantaggio inserendosi nei traffici di qualche imprenditore avventuroso. Allora qualcuno diceva che rubare per il partito è un’aggravante, oggi si dovrebbe pensare che chi ha (sempre che sia provato, naturalmente) rubato per sé meriterebbe un’attenuante?
Dalle prime informazioni di queste nuove indagini emerge soprattutto lo sfilacciamento dei partiti, una ricerca di vantaggi individuali che nasce anche dalla sfiducia nell’organizzazione politica, e un isolamento determinato dalla poca fiducia degli stessi partiti nei loro rappresentanti locali. Da questo punto di vista tali fenomeni sono l’opposto di quelli di Tangentopoli, in cui era proprio la forza anche eccessiva delle organizzazioni politiche a premere e spremere sulle aziende per ottenere finanziamenti non dovuti.
Se Tangentopoli era la nemesi della partitocrazia arrogante e onnipotente, oggi si assiste invece a una specie di “si salvi chi può” dal naufragio del sistema dei partiti. Non è facile dire se questo processo sia inarrestabile come fu quello di allora, ma è interessante coglierne le peculiarità, che sono più indicative del solito scandalismo moralistico che fa di tutte l’erba un fascio.