foto LaPresse

La fuffa del decreto sicurezza bis

Redazione

La politica dei rimpatri si gioca sulle alleanze, non su spiccioli propagandistici

Che cosa dovrebbe fare davvero per governare l’immigrazione il ministro dell’Interno di una grande nazione? La questione è difficile per tutti: chiedere ad Angela Merkel, che sulla gestione degli immigrati ha sacrificato parte del consenso politico. O al Regno Unito invischiato nella Brexit. O ai paesi scandinavi che da anni vedono sistematicamente cadere governi. O anche, cronaca di queste ore, all’Austria, il cui ministro dell’interno Herbert Kickl dopo abbondanti show anti immigrati ha seguito la sorte ingloriosa del suo capo Heinz-Christian Strache. Insomma: la propaganda è la peggior consigliera, anche per paesi con meno problemi dell’Italia. L’esperienza dovrebbe insegnare, ma non a Salvini. Il quale alla vigilia delle europee in mezzo a sondaggi decrescenti (vedremo), all’insoddisfazione del mondo produttivo (certa), al malumore della Lega governista del nord (certissimo), ai fulmini della chiesa e della magistratura, e nel caos dell’ennesima giornata di insulti con gli alleati grillini e ora con il premier Conte, lunedì ha ritenuto di uscirne offrendo all’opinione pubblica il mitico “decreto sicurezza bis”.

 

Il provvedimento ha, o aveva, per punti di forza due misure: un finanziamento di due milioni per le politiche di rimpatrio e, quale ulteriore ritorsione verso le ong, la confisca di navi “se portano un numero di immigrati superiori a 100”. Insomma, salvataggi con check-in e overbooking di chi sale dai barconi. Ma svettano soprattutto i due milioni destinati “ad un fondo di premialità per le politiche di rimpatrio per finanziare interventi di cooperazione mediante sostegno al bilancio generale o settoriale ovvero intese bilaterali con finalità premiali per la particolare collaborazione nel settore della riammissione di soggetti irregolari provenienti da stati non appartenenti all’Unione europea”. Tema: come rimpatriare i clandestini attraverso intese bilaterali con i paesi di origine. Salvini lo risolve con 2 milioni per tutti (e senza avere costruito le giuste alleanze diplomatiche per migliorare la politica dei rimpatri). La Merkel non ci era riuscita con quattro miliardi alla Turchia. Anche delle chiacchiere e distintivo pare che il “capitano” stia raschiando il fondo.