Cosa non torna quando il Pd parla di cosa farebbe con quota 100 e Rdc
Zingaretti vuole estendere il bonus di 80 euro e ha sposato la linea di politica economica renziana
Roma. La dichiarazione del ministro dell’Economia Giovanni Tria sul “bonus 80 euro” è più utile per comprendere la natura e il futuro del nuovo Pd che per intravedere le prossime mosse di politica economica del governo. Tria ha criticato la misura voluta da Matteo Renzi e messa in pratica da Pier Carlo Padoan e ha parlato di un “riassorbimento nell’ambito di una futura revisione del prelievo fiscale”. L’idea del ministro è quella di una riforma complessiva dell’Irpef, che sfoltisca le tante agevolazioni e distorsioni che l’hanno trasfigurata. Il paese aspetta da decenni una razionalizzazione dell’imposta sui redditi, ma non verrà fatta perché già fare una riforma a carico invariato comporta degli effetti distributivi, con dei costi per qualcuno e vantaggi per qualcun altro, figurarsi farla in un contesto in cui il governo deve recuperare decine di miliardi per ridurre il deficit che altrimenti è previsto al 3,5 per cento. Non a caso Lega e M5s hanno messo già le mani avanti rispetto alle dichiarazioni di Tria, pertanto il governo non farà nulla. Discussione chiusa.
Ciò che invece è politicamente più interessante è stata la reazione del Pd rispetto a uno dei cardini del renzismo e della politica economica dei governi dem. Il partito ora guidato da Nicola Zingaretti, che più volte si è espresso contro i “bonus”, avrebbe potuto dare un segnale di discontinuità – come peraltro ha più volte ribadito – rispetto alla stagione precedente. E invece il Pd zingarettiano ha sposato completamente la linea di politica economica renziana, difendendo come un sol uomo il bonus 80 euro. “Salvini e Tria vogliono cancellare il bonus 80 euro che va a 10 milioni di lavoratori per finanziare la flat tax, è un’idea che farebbe vergognare lo sceriffo di Nottingham”, dice lo zingarettiano Antonio Misiani. “Prendono i soldi dagli 80 euro per fare la flax tax e così varano la più grande operazione alla Robin Hood alla rovescia mai vista”, dichiara in maniera speculare un protagonista del renzismo come Tommaso Nannicini. Il punto non è solo la difesa di ciò che è stato fatto in passato, ma che il bonus di Renzi è anche la ricetta economica del Pd zingarettiano: la proposta “Uno stipendio in più” lanciata da Zingaretti non è altro che l’estensione, verso gli incapienti in bassa e verso la classe media in alto, del bonus 80 euro. E non a caso il nuovo segretario del Pd si è rivolto a renziani o ex renziani per scrivere il programma economico e lo ha presentato al pubblico avendo al suo fianco Paolo Gentiloni da un lato e Pier Carlo Padoan dall’altro, due tra i più autorevoli protagonisti del renzismo (dopo Renzi). Il fatto che Nicola Zingaretti abbia cambiato poco o nulla sul fronte delle proposte economiche non è in sé una notizia negativa, anche perché molto probabilmente i cambiamenti sarebbero potuti essere peggiorativi.
La dichiarazione di Tria può essere molto utile a delineare ulteriormente il profilo del Pd. Perché se c’è una cosa che insegna è che difficilmente chi viene dopo cancella i provvedimenti (ritenuti) sbagliati e fatti da chi c’era prima: Lega e M5s hanno criticato ferocemente gli 80 euro, ma non hanno alcuna intenzione di cancellare il bonus per non scontentare gli elettori che lo percepiscono. In questo senso, il Pd dovrebbe dare un segnale di chiarezza per rendere la sua proposta credibile. In questi mesi i dem si sono opposti ai due principali provvedimenti gialloverdi, il reddito di cittadinanza e quota 100: verranno eliminati se dovessero andare al governo?
Nelle ipotesi di copertura per le nuove proposte, il Pd effettivamente prevede la soppressione del reddito di cittadinanza e della controriforma delle pensioni, altrimenti sarebbe impossibile mantenere il livello di deficit invariato (che è l’obiettivo dei dem). In pubblico però i dirigenti del Pd – a onor del vero gli zingarettiani più dei renziani – fanno fatica a dirlo, perché così si perdono voti. Ma il voler accontentare tanti senza scontentare nessuno è ciò che ha spinto il governo gialloverde a fare una manovra tutta in deficit, con i risultati che stiamo vedendo. Per costruire un’alternativa vera, anche nei metodi, servono quindi proposte compatibili con la realtà: Zingaretti vuole tenere ed estendere il bonus 80 euro, ma cosa intende fare del reddito di cittadinanza e di quota 100?