I disastri di chi trasforma la crisi in un disastro
Rep. e l’opposizione che si dimentica di festeggiare la fine del governo matto
Nessuno ha mai dubitato che il quotidiano Repubblica fosse un giornale di opposizione, che chiedesse un giorno sì e l’altro pure la caduta del governo gialloverde. Per questo fa una certa impressione leggere, nel giorno in cui questa crisi è scoppiata, su quello stesso quotidiano una serie di espressioni di preoccupazione per gli effetti e persino per le modalità della crisi. In prima pagina già si avverte una specie di minimizzazione, con la definizione della “crisi di agosto”, ma potrebbe essere solo una costatazione temporale. In seconda pagina si legge che “Salvini vuole il voto”, il che è vero, ma oscura il fatto che questa sia la richiesta, più o meno sincera, anche di tutte le opposizioni.
A pagina tre si cominciano a insinuare dubbi, attribuendoli addirittura a Sergio Mattarella: “La preoccupazione del Quirinale è che non ci sarà tempo per fare la manovra e mettere in sicurezza i conti”. Come se su Repubblica non si fosse scritto fino a ieri, a ragione, che il governo in carica attentava ogni giorno alla tenuta dell’equilibrio di bilancio. Quando poi si affronta il tema procedurale del “cammino della crisi”, si sottolineano le incognite “sui tempi”.
Non mancano le lamentazioni sulle leggi che rimangono “al palo” per effetto della crisi: “Taglio dei parlamentari, riforma della giustizia e autonomie”, trascurando il fatto che delle riforme citate due erano bloccate dai dissensi interni e la prima per effetto della probabile richiesta di referendum che avrebbe impedito la conclusione della legislatura fino a metà almeno dell’anno prossimo.
Nelle pagine successive si infittiscono le preoccupazioni: sarebbe “in pericolo la nomina del commissario Ue”, le “incognite della crisi” sono sintetizzate, sul piano economico: “Esercizio provvisorio e aumento dell’Iva”. Se poi si aggiunge l’aumento dello spread si è indotti a pensare che la crisi del governo gialloverde, non la sua continuità, sia la fonte di tutti i mali del paese. Chi non avesse letto Repubblica nell’ultimo anno e mezzo, dalla lettura di quella di ieri trarrebbe la conclusione di trovarsi di fronte a un quotidiano che si comporta come una vedova inconsolabile per la dipartita del governo Conte. Certo non è così, ma ci è sfuggito il momento in cui la redazione di Repubblica ha stappato lo champagne per festeggiare la vittoria della sua lunga e tenace opposizione. Intanto lo facciamo noi: cin cin.