La prua della nave Open Arms (foto LaPresse)

Il paradosso di Open Arms: non c'è alcun atto che vieta lo sbarco dei migranti

Luca Gambardella

Non si capisce chi, e con quale documento formale, stia impedendo ai 107 migranti di scendere dalla nave ong. L'ombra di un nuovo caso Diciotti per Salvini

“Chi ha disposto il divieto allo sbarco dei migranti? Con quale atto? Sulla base di quale legge?”. Gianfranco Schiavone, vicepresidente dell’Associazione per gli studi giuridici sull’Immigrazione, delinea per la ong Open Arms uno scenario molto simile a quello della Diciotti di un anno fa. Anche in quel caso, la catena di comando che aveva impedito alla nave della Guardia costiera di fare sbarcare i migranti – erano 137 e il porto era quello di Catania – mostrava delle incongruenze che avevano portato all’apertura di un’inchiesta e alla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Anche per la vicenda di Open Arms, la nave ong con a bordo 107 persone da giovedì ancorata a poche centinaia di metri da Lampedusa, mancano gli elementi e gli atti ufficiali che giustifichino lo stallo attuale. “Alla nave non è stato notificato alcun provvedimento. Si tratta di un caso senza precedenti, in aperta violazione di una sentenza, chiaramente di natura politica”, spiega Schiavone. Al momento indaga la procura di Agrigento, che ha aperto un’inchiesta contro ignoti per reati molto gravi, come sequestro di persona e violenza privata. Si tratta di un atto dovuto, avviato dopo il ricorso presentato dai legali di Open Arms. Nei casi precedenti che vedevano come protagonisti le navi ong, la procura aveva sempre disposto un sequestro probatorio della nave, necessario a raccogliere elementi rilevanti per le indagini. “In questo caso non è successo – dice Schiavone – anche perché chi indaga deve avere elementi giuridici solidi per decidere un sequestro. E poi stavolta, a differenza delle altre, non si ipotizzano reati a carico dell’ong”. “Probabilmente – aggiunge l’esperto – i giudici aspettano una decisione politica”.

  

 

Oggi intanto l’agenzia Adnkronos ha citato alcune fonti del Consiglio di stato che negano qualsiasi ricorso presentato dal Viminale contro la sospensione, decisa dal Tar, del decreto che impediva a Open Arms l’accesso nelle acque territoriali. La settimana scorsa, il ministro dell’Interno Matteo Salvini aveva annunciato di volere ricorrere in appello contro il tribunale amministrativo, ma Schiavone spiega che ciò è impossibile. “Ci sono due motivi. Il primo è procedurale: non è possibile ricorrere contro una decisione presa d’urgenza, come successo in questo caso. Il secondo motivo invece è sostanziale: l’ingresso della nave nelle acque territoriali è ormai avvenuto e il Consiglio di stato non può esprimersi su un provvedimento cautelare riferito a un caso che si è già compiuto”.

  

 

Nel frattempo, dalla Spagna sono arrivate le dichiarazioni del vicepresidente del Consiglio, Carmen Calvo. Oltre a offrire a Open Arms il porto di Minorca per fare sbarcare i migranti (una decisione che in realtà ha innescato altre polemiche), Calvo ha anche accusato Salvini di “violare le leggi tenendo i porti chiusi”. Per l’esponente del governo di Madrid, l’Ue “deve prendere delle decisioni” per intraprendere una politica comune di accoglienza dei migranti. Ma il vicepresidente ha anche accusato Open Arms di avere rifiutato l’offerta di Malta di fare sbarcare i migranti a La Valletta. “Non ha voluto”, secondo Calvo. Secondo la versione dei fatti data dall’ong, c’erano motivi di sicurezza alla base di quel rifiuto. Dopo un primo intervento di salvataggio in acque internazionali, la nave aveva raccolto altri 39 migranti con un’operazione coordinata dall’Mrcc di Malta. Il governo dell’isola aveva offerto accoglienza solo a questi ultimi ma durante le operazioni di trasbordo le altre persone presenti sulla nave si erano ribellate perché volevano scendere tutte. Una reazione che aveva messo in pericolo la sicurezza dei migranti e che aveva convinto l’ong a rifiutare l’offerta di Malta, chiedendo invece una soluzione definitiva per tutti i naufraghi.

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  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.