Gli amici europei e il Dna della Lega
Vox, AfD. Ciò che unisce Salvini ai suoi partner è il collante illiberale
Matteo Salvini si è affrettato a congratularsi con Vox per la sua “grande avanzata” nelle elezioni politiche in Spagna, facendo cadere la sua maschera di neomoderato che cerca, a fasi alterne, di proiettare in Italia a colpi di rassicurazioni sul suo atlantismo e sull’appartenenza all’euro. Anche se non sono formalmente alleati all’Europarlamento, la Lega e Vox si definiscono reciprocamente “amici”. L’estrema destra spagnola si colloca nel gruppo degli euroscettici dei Conservatori e riformatori europei assieme ai polacchi del PiS e ai Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. La Lega si è marginalizzata con il gruppo degli eurofobi che comprende il Rassemblement national francese di Marine Le Pen e Alternativa per la Germania. Ma la nebulosa sovranista è la stessa. Con le bandiere della Spagna franchista e l’inno della Legione spagnola, Santiago Abascal gioca al contempo sulle nostalgie e sulle paure di una parte dell’elettorato, utilizzando lo stesso armamentario di slogan populisti contro “la piaga dell’immigrazione illegale”, la “dittatura progressista” del politicamente corretto (a cominciare dal femminismo) e la “setta” dell’Ue da cui occorre riprendersi la sovranità.
Più che ai migranti, il successo di Vox domenica è dovuto alla crisi provocata dall’indipendentismo catalano. L’entusiasmo di Salvini per Abascal fa cadere un’altra maschera della Lega che, sotto la sua leadership, da movimento libertario autonomista si è definitivamente trasformata in partito nazionalista. Come gli altri amici di Salvini in Europa, Abascal incarna una visione reazionaria di restaurazione del peggior passato del suo paese e di distruzione dei progressi politici, economici e sociali realizzati anche grazie all’Unione europea. Che sia Viktor Orbán, Marine Le Pen o Jörg Meuthen, gli amici di Salvini hanno un unico collante comune: l’avversità alla democrazia liberale.