La ridicola incoerenza del ministro Di Maio
Il caso Gregoretti è uguale alla Diciotti, ma Giggino ha due posizioni opposte
La richiesta del Tribunale dei ministri al Senato perché autorizzi l’incriminazione di Matteo Salvini per “sequestro di persona aggravato” nel caso della nave Gregoretti è sostanzialmente identica a quella che fu avanzata l’anno scorso per il caso analogo della nave Diciotti. Allora, com’è noto, il Movimento 5 stelle votò contro l’autorizzazione, oggi Luigi Di Maio ha deciso che invece voterà a favore. Qualsiasi cosa si pensi della fondatezza del procedimento, gli argomenti usati dal ministro degli Esteri per giustificare il cambiamento di opinione appaiono speciosi. Di Maio sostiene che nel caso della Diciotti la decisione era stata presa dal Consiglio dei ministri, tant’è vero che la richiesta di procedimento riguardava anche lui e il premier Giuseppe Conte, mentre nel caso Gregoretti Salvini avrebbe deciso da solo. Questo riguarda, caso mai, la motivazione politica dell’atto compiuto, che non ha niente a che vedere col suo carattere delittuoso o meno. Un sequestro è tale a prescindere che lo abbia deciso un premier o un ministro, inoltre è (o non è) giustificato dall’interesse nazionale per ragioni oggettive, non per l’interpretazione variabile che ne dà Di Maio. Cambiare opinione è segno di intelligenza, sostenere di non averla cambiata quando si scelgono comportamenti opposti per situazioni analoghe è il contrario. Se Di Maio avesse detto che il cambiamento del clima internazionale e di quello interno lo hanno portato a considerare un errore il voto precedente sulla Diciotti e che quindi ora è convinto che sia giusto concedere l’autorizzazione, se cioè avesse detto la verità che appare evidente a tutti, la sua incoerenza sarebbe stata comprensibile e giustificata. Voler sostenere che si ha sempre ragione, anche quando ci si contraddice palesemente, invece, è un comportamento penoso al limite del ridicolo. Se i 5 stelle la smettessero di considerarsi infallibili e superiori a tutti gli altri, anche contro l’evidenza, risulterebbero meno insopportabili. Con il loro modo di fare finiscono con l’essere nel torto anche quando magari avrebbero ragione.
L'editoriale dell'elefantino