È evidente che qualcosa non va con le concessioni autostradali, che ci sono dei problemi con la gestione di Aspi e che c’è un rapporto insano tra vigilante e concessionari, con i secondi che in una certa misura sembrano aver catturato il primo. Ma questo è appunto un problema di regole, che tra l’altro risente di un rapporto genetico di sudditanza del concedente Mit/Anas rispetto al concessionario quando le autostrade erano statali (dell’Iri) e che è stato privatizzato insieme a esse. Se c’è un problema concreto di inadempienze di un concessionario, che deriva da una carente o inefficiente regolamentazione, la risposta della politica deve essere all’altezza. Servirebbe cioè una discussione su una riforma del sistema delle concessioni che dia più potere alle authority, in modo da garantire efficienza, trasparenza e certezza del diritto. Invece la strada intrapresa sembra quella di una guerra o una contrattazione politica sul tipo di “pena” da infliggere ai concessionari, se la “maxi-multa” (con sconto sui pedaggi) o la revoca, magari attraverso un emendamento apposito in un milleproroghe per pagare di meno aggirando la convenzione e altre leggi dello stato.
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