La triste solitudine di Salvini
Stavolta sul caso Open Arms non potrà dire che “Conte sapeva”
Gli ultimi giorni del governo gialloverde devono essere stati un bel trambusto, soprattutto se vissuti da membro dell’esecutivo. Tanto che ancora oggi, a distanza di appena qualche mese, Matteo Salvini non riesce a mettere in fila quei momenti concitati, gli attriti, se non persino i litigi avuti con i suoi ex colleghi grillini. Specie quando si parla di immigrazione, di Open Arms in particolare, l’ex ministro dell’Interno pare soffrire di amnesia. E allora ecco che, a rinfrescargli la memoria, sono arrivate le 114 pagine con cui il Tribunale dei ministri di Palermo chiede al Senato l’autorizzazione a procedere contro il senatore leghista. Stavolta, Salvini non potrà chiamare in causa Conte, non potrà dire che “anche gli altri sapevano”, come ha dichiarato (senza successo) nell’altra richiesta di autorizzazione a procedere – già approvata dalla Giunta del Senato e attesa in Aula il 12 febbraio prossimo – sulla Gregoretti. Perché a un certo punto gli altri ministri si defilarono, e a decidere che 151 migranti dovevano restare a bordo della nave dell’ong per 19 caldissimi giorni di agosto, fu solamente Salvini. È un fatto che, dopo la sospensione dell’applicazione del decreto sicurezza bis decisa dal Tar del Lazio il 15 agosto 2019, i ministri Trenta e Toninelli rifiutarono di controfirmare una nuova interdizione nei confronti della Sea Watch all’ingresso in acque territoriali, voluta invece da Salvini. È un fatto che lo stesso presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, inviò ben due lettere all’allora ministro dell’Interno: “Ti ho invitato, nel rispetto della normativa in vigore, ad adottare con urgenza i necessari provvedimenti per assicurare assistenza e tutela ai minori presenti nell’imbarcazione”, gli scrisse Conte. Per non parlare della lettera inviata dalla Guardia costiera all’ex ministro: “Non ci sono impedimenti per uno sbarco senza indugio”, dicevano i militari. Ed è pure un fatto che medici e psicologi in quei giorni constatarono “il grado di esasperazione in cui versavano i migranti”. Che tutta questa sofferenza sia stata necessaria a tutelare un interesse primario dello stato, come saranno chiamati a giudicare i senatori, somiglia invece più a un azzardo che a un fatto.