“Conte si ricordi che a Palazzo Chigi ce lo abbiamo messo noi”
Pedicini (M5s) squaderna il sentimento di pancia dei grillini: “Ci devono ridare i soldi del Mes e la Germania esca dall’Ue”
Roma. Si sente investito di un ruolo importante, Piernicola Pedicini. “Io e i miei colleghi del M5s dobbiamo sostenere Giuseppe Conte, ma convincerlo a non imboccare una strada che condannerebbe l’Italia a un tunnel di lacrime e sangue per i prossimi cinquant’anni”. E il tunnel, nella fattispecie, è il Mes, quel Fondo salva stati che il presidente del Consiglio ha evocato come possibile strumento per reagire al coronavirus. “Io lo comprendo e lo apprezzo, lo sforzo di Conte”, dice Pedicini, europarlamentare grillino al secondo mandato. “Il nostro premier, di fronte a una situazione drammatica, sta ipotizzando soluzioni straordinarie, facendo ricorso anche all’immaginazione. Ma qui in Europa le fantasie crollano davanti ai trattati. E quello che regola il Mes è un trattato che parla chiaro: chiunque chiede linee di credito, deve chiarire come e a che tasso intende restituire i soldi, accettando di attuare l’austerity. Noi italiani, ad esempio, potremmo subito dimenticarci la nostra sanità pubblica, che sta rispondendo in modo eroico all’epidemia. Finiremmo come la Grecia”.
Eppure, Conte prospetta un utilizzo diverso del Mes, come una sorta di Fondo europeo contro il coronavirus. “Credere che si possa attuare il Mes senza condizionalità è un’ingenuità. Se lo si facesse, si farebbe entrare in Italia il cavallo di Troia nella cui pancia troveremmo la Troika. Senza contare che bisognerebbe modificare il trattato istitutivo del Fondo, e questo richiederebbe un percorso impraticabile con l’approvazione unanime degli stati dell’eurozona. E figuriamoci se Germania e Olanda, accetterebbero”.
E però il M5s, opponendosi a priori all’apertura di una trattativa sul Mes, sembra fare il gioco di quei paesi per cui è già abbastanza l’aver sospeso il Patto di stabilità. “Ma se noi mettessimo il Mes sul tavolo, i tedeschi sarebbero ben lieti di utilizzarlo per farci ingoiare quelle riforme strutturali che ci chiedono da anni. Servono invece altre riforme. L’Europa non può restare l’unico continente senza una vera banca centrale che funga da prestatore di ultima istanza. La Bce non può fermarsi a questo piano straordinario di 750 miliardi. Deve renderlo strutturale e illimitato. E non basta. Perché, in virtù del meccanismo del capital key, all’Italia viene una parte minima di quei soldi: l’11 per cento. Significa meno della metà di quei 200 miliardi di perdita che subirà, nello scenario meno catastrofico, l’economia italiana”. Ma la Bce non può acquistare titoli di stato sul mercato primario: non può garantire afflusso di liquidità. “Ma con lo scudo della Bce, i Btp sarebbero appetibili per le banche, anche in virtù degli alti rendimenti”.
E però anche queste sarebbero regole da cambiare: Germania e Olanda ci starebbero? “La Germania ha un surplus commerciale abnorme. L’Olanda è un paradiso fiscale. Se pretendono solo di imporle, le regole, e mai di rispettarle, allora farebbero meglio a uscire, loro, dall’Ue”.
Che è poi la stessa cosa che dicono certi leghisti. “Il che non mi scandalizza. Ma ricordo che la Lega ha votato il pareggio di bilancio in Costituzione nel 2011. Il nostro è sempre un approccio laico, analitico, a seconda degli argomenti”. E dunque, indoviniamo che sarebbe d’accordo anche con la Meloni quando chiede al governo italiano di riprendersi i soldi investiti nel Mes. “Sarebbe sacrosanto, anche se si tratterebbe di soli 14 miliardi. Ma almeno si eliminerebbe uno strumento di ricatto politico dalle mani di Olanda e Germania”.
Sicuro di riuscire a convincere Conte, così? “L’importante è che Conte, divenuto premier proprio grazie al M5s, capisca che non può agire senza tenere conto della posizione politica del M5s. Ha guadagnato del credito, nei consessi europei, da quando è capo del governo: ora lo spenda per ottenere le riforme che davvero servono all’Italia. E non di certo il Mes”.