La linea sottile del decreto Aprile

Redazione

Rapidità, certezza e trasparenza. Questo è ciò che serve per la ripartenza

Partita in testa nella guerra al coronavirus, meritevole di elogi e scuse tra Bruxelles e Francoforte, l’Italia rischia di trovarsi in coda nella ripartenza. Nel riparare cioè ai danni economici e sociali della pandemia. L’industria è in rivolta, con molte ragioni. Stessa cosa settori come turismo, edilizia, commercio. Ostentano una certa flemma i sindacati, a parte le consuete rivendicazioni, tipo il personale dei trasporti pubblici comunali che rifiuta il controllo dei passeggeri. Se l’Italia si sta mangiando quell’esiguo vantaggio da che cosa dipende? Soprattutto dal sottile confine che separa un buon decreto, un buon messaggio, un buon indirizzo alla popolazione e alle attività produttive, da un pessimo decreto, da una comunicazione caotica, dalla sensazione che non ci sia indirizzo né rotta.

 

Con le difficoltà strutturali di bilancio ma con la più ampia possibilità concessa dall’Europa di aumentare deficit e debito, si è scelto di largheggiare in sussidi indiscriminati accompagnati da prestiti garantiti dallo stato. E’ arrivato poco dei sussidi, e non si è ancora approfittato dell’occasione per imporre la regolarizzazione del lavoro nero attraverso sanatoria e voucher. Quanto ai prestiti, le banche li stanno rallentando perché controllano il merito creditizio: si vede che non c’è fiducia nelle garanzie pubbliche. Si poteva rimediare nel decreto Aprile, nel frattempo diventato maggio, sul quale però l’esecutivo è “al lavoro”. Ma così si sprecano tempo, risorse e buone intenzioni.

 

Poi c’è la comunicazione: a parte le scivolate costituzionali, dopo aver dato il via alla fase 2 all’insegna della cautela e con un calendario dettagliatissimo, ora siamo in piena trattativa con regioni e categorie sulle riaperture anticipate, dai bar al calcio ai parrucchieri. Mentre la famosa app di tracciamento dell’immunità è avvolta nelle nebbie: opaca la procedura di selezione della ministra Pisano, come dimostrato ieri su queste colonne, e oscuri i tempi e i modi di implementazione. Apparato produttivo senza risposte né certezze, e popolazione che dopo aver preso tutto sul serio e fatto il proprio dovere rischia di perdere la fiducia. Quella linea di separazione, tanto per cambiare, è solo una: credibilità.

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