Aiuto! Francia e Germania contro i paradisi fiscali, e i sovranisti non sanno che abito mettersi
Merkel e Macron propongono una tassazione minima comune. E' l'apertura all'unione fiscale tanto invocata. Ma Meloni e Salvini (e anche Calenda) ora contestano ciò che hanno sempre chiesto a gran voce
Avvertite i sovranisti, quelli autentici e quelli tarocchi: Francia e Germania, le perfide Francia e Germania, vogliono finanziare il Recovery Fund anche con la lotta ai cosiddetti paradisi fiscali. I governi di Parigi e Berlino lo scrivono, nero su bianco, nell aloro proposta formalizzata ieri, durante il vertice in videoconferenza tra Emmanuel Macron e Angela Merkel conclusosi con l'annuncio del fondo europeo da 500 miliardi di sussidi. Ebbene, tra le varie novità avanzate dal presidente e la cancelliera c'è appunto quella di finanziare il Recovery Fund anche attraverso una tassazione comune. In particolare, Francia e Germania chiedono "l'implementazione prioritaria di un quadro di equa tassazione nell'Unione europea, attraverso l'introduzione di una tassazione minima effettiva e una equa tassazione dell'economia digitale all'interno dell'Ue, basata idealmente su un completamento definitivo del lavoro dell'Ocse e introducendo una Common corporate tax base".
In sintesi, la lotta al dumping fiscale: un'armonizzazione, cioè, dei sistemi fiscali che impedisca la competizione al ribasso al di sotto di una soglia minima di tassazione. Francia e Germania citano, significativamente, la Common corporate tax base: una proposta, cioè, di uniformazione del regime fiscale attraverso l'introduzione di un'unica base imponibile per le aziende e un'aliquota minima garantita. Se ne parla da anni, ormai, ed è di fatto ciò a cui ci si riferisce quando si invoca una "unione fiscale". Bene: ora Francia e Germania decidono di muoversi in quella direzione anche per dotare il bilancio europeo, quello che dovrà alimentare in buon parte il Recovery Fund, di risorse proprie.
E che fanno, allora, i sovranisti nostrani? Quelli che hanno sempre sbraitato contro la concorrenza sleale dei paradisi fiscali, che dicono oggi? Esultano? Macché. Giorgia Meloni, che un mese fa invocava "subito sanzioni contro i paradisi fiscali interni all'Ue, a cominciare dall'Olanda", si lamenta perché a decidere sono sempre e solo Merkel e Macron. Il dieci aprile scorso scriveva: "Basta con i parassiti che si nutrono della nostra ricchezza e del nostro lavoro", riferendosi al governo olandese. Oggi protesta perché "in Europa comanda l'asse franco tedesco". Matteo Salvini, altro ferreo oppositore dell'Olanda e del suo dumping fiscale, pure lui pensa bene di insistere solo sulla lamentela per cui "in Europa decidono tutto Merkel e Macron". Non una parola sul merito delle riforme fiscali proposte.
E perfino Carlo Calenda, nel ruolo di barricadero lib-dem, si trova a fare i conti con le sue contraddizioni. La sua battaglia contro le diseguaglianze fiscali interne all'Unione è di lunga durata. E ancora il 28 marzo scorso tuonava: "Dico da sempre che l'Ue si costruirà veramente solo quando sbatteremo fuori i paesi dell'EST e prenderemo per i cosiddetti Olanda, Irlanda e c.", cioè appunto i cosiddetti paradisi fiscali. "Per farlo - proseguiva il leader di Azione - serve che la Germania decida di fare il grande paese. Fino ad oggi non è stato cosi". Ecco. Ieri la Germania lo ha fatto, o c'ha provato, insieme alla Francia: indicare una direzione all'Europa e - sia pure senza "prendere per i cosiddetti" Olanda e Irlanda - proporre una riforma che vada verso un'unione fiscale equa. Ma Calenda come ha commentato, stamane? "Da Europeista convinto trovo inaccettabile che Francia e Germania, bypassando la Commissione UE, definiscano un ammontare (basso) per il Recovery Fund e le sue modalità di funzionamento. Così non va". Vabbè.