Si direbbe che è una nemesi, o un’applicazione della legge del contrappasso per i viventi. Al momento è solo uno spettacolo, non di grande qualità, ma comunque interessante per far emergere tutte le contraddizioni di un partito che doveva aprire la scatoletta di tonno e invece ci si è infilato dentro. Parliamo del M5s, che ora lotta contro il proprio spirito delle origini, che è entrato in conflitto con i propri simboli e idoli di gioventù. L’ultimo capitolo è lo scontro tra Davide Casaleggio e “Report”. La trasmissione giornalistica della Rai ha fatto una delle sue inchieste in cui accusa il capo di Rousseau di essere poco trasparente con i conti della sua associazione. Casaleggio, dal canto suo, contrattacca. Dice di aver denunciato “Report” per diffamazione (proprio ciò che faceva la “kasta” contro la libera informazione) e accusa la trasmissione della Rai di diffondere “fake news”, attraverso notizie parziali e non verificate e di fare giornalismo con “morbosità” e il conduttore Sigfrido Ranucci di guadagnare troppi soldi pubblici: “Ranucci tagliati lo stipendio”. Vedere Davide Casaleggio, che con l’azienda di famiglia ha fatto per anni business con i siti di bufale “Tzetze” e “la Fucina”, accusare “Report” di diffondere fake news è di per sé un po’ come quella storia del bue che dà del cornuto all’asino.
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