Avercene di Colao
Saper stare al proprio posto mettendosi al servizio del paese. Buon esempio
Guidare una task force con il compito di rinnovare qualcosa in Italia è un’esperienza terribile. La maggior parte delle volte si vive una parabola fatta inizialmente di esaltazione, e annesse interviste pensose, e poi trasformata nella fase discendente in delusione e rammarico. L’intervista ex post, a incarico ultimato, racconta con impressionante ripetitività, in qualche pagina interna del giornale, la solitudine del tecnico non ascoltato, le telefonate senza risposta, i progetti addormentati nei cassetti ministeriali. La storia, per dirne una, delle commissioni sulla spending review ha prodotto addirittura libri interi fatti di consigli non ascoltati, piccole enciclopedie del tecno-risentimento.
Vittorio Colao ha saputo schivare questa traiettoria. Ha evitato la parabola e si è posizionato su una più tranquilla retta ascendente. Ha lavorato su carte e documenti, tra fattive teleconferenze con un ampio e pluralista gruppo di suoi pari, tutti chiamati a scrivere il piano per ripartire e ricostruire. Non ha dato spunti per un altro classico negativo, quello dei dissidi interni alla commissione e ha lasciato correre quando i retroscena parlavano di una sua caduta in disgrazia presso Palazzo Chigi. Ha capito che non doveva inventare un paese nuovo (il solito vasto e grottesco programma di chi vuole rifare gli italiani), ma trovare come riavviare e rafforzare quello esistente. Senza indulgere nello schematismo della crisi che crea opportunità, ma, come ben detto ieri a Repubblica, trovando vari spunti per innestare le novità portate da questa situazione drammatica ed eccezionale tra le possibili soluzioni anche a mali antichi. Perché si viene fuori dal pantano epidemico con più digitale, più efficienza nello stato e meno diffidenza verso lo stato, più formazione, più intelligenza riformista, più responsabilità amministrativa. Tutto ciò è nelle carte che ora Colao passa al governo. E magari Giuseppe Conte e i suoi ministri ci troveranno davvero una bussola, anche perché ne hanno tremendamente bisogno. Ascoltato o inascoltato che sia, Colao, non ha mai assunto l’aria di chi crede che gli italiani non lo meritino. Perciò, detto non nannimorettianamente e con zero ironia, Colao cerchiamo di meritarcelo.