Il guaio sono le leggi, non la burocrazia
La semplificazione è possibile solo con un premier che commissaria
I ritardi nell’erogazione dei sussidi e della cassa integrazione sono stati genericamente attribuiti alla “burocrazia” e per sormontare le difficoltà tutti chiedono una “semplificazione”, che è diventata una specie di parola magica. Purtroppo la diagnosi è sbagliata e la terapia sarà assai complessa. I funzionari applicano le leggi vigenti, se non lo fanno incorrono in reati peraltro assai generici, come l’abuso d’ufficio, il che li costringe a seguire tutti i commi, spesso innumerevoli, di normative complesse quando non addirittura contraddittorie. Per questo la semplificazione non si ottiene con qualche tratto di penna, è invece un’impresa titanica che investe l’insieme della legislazione. In Italia le leggi si aggiungono sempre a quelle precedenti, in ogni atto amministrativo, anche semplice, compaiono almeno una mezza dozzina di premesse (visto l’articolo, tale il comma talaltro, e così via). Per rendere operativo e rapido il sistema bisogna usare l’accetta, non il cacciavite, ora ne è convinto anche Romano Prodi che lo ha affermato in una recente dichiarazione televisiva. Il presidente del Consiglio è personalmente un esperto di questa materia, era entrato nella lista dei candidati dei 5 stelle proprio come ministro della Semplificazione. Oggi dovrebbe assumere in prima persona questo dossier, che peraltro riguarda leggi inerenti a quasi tutti i ministeri e usare la sua funzione di coordinamento del governo per intervenire su tutte le amministrazioni interessate. Nessun altro, nemmeno un ministro ad hoc, avrebbe l’autorità per indurre le varie amministrazioni, i ministeri, le direzioni generali, ad agire in fretta e a operare un robusto disboscamento delle normative, inoltre ci vuole una forza politica consistente per modificare il regime degli appalti o abolire o delimitare il reato di abuso d’ufficio (che è stato introdotto per buone ragioni come quella di abolire favoritismi e mercimoni, ma che come tutte le buone intenzioni ha lastricato l’inferno delle procedure burocratiche). Se il governo lasciasse in eredità una vera spinta concreta e non occasionale verso la semplificazione strutturale, avrebbe un merito non episodico. Chi vivrà vedrà.