La linea dritta, ma storta, di Meloni
Elezioni e blocco navale, oltre alla coerenza c’è il problema dell’utilità
Giorgia Meloni è un dirigente politico dalle idee lineari che molto investe sulla coerenza dei suoi messaggi. Così è stata coerente quando due giorni fa, in televisione, ha ribadito la richiesta di andare a votare in settembre anche per le elezioni politiche: “Sostenevo la necessità di votare anche quando i nostri sondaggi erano inferiori. Non capisco perché non si potrebbe votare, voteremo a settembre per il referendum sul taglio dei parlamentari e per le regionali”. Chiudendo poi con una battuta facile: “Cos’è, il Covid ce l’ha con gli elettori delle politiche?”. E ora che un sondaggio di Termometro politico dà Fratelli d’Italia in crescita, al 14,4 per cento, può ben ribadire che il problema non è di convenienza, ma che “bisogna chiedere conto agli italiani di chi debba ricostruire” dopo una crisi così devastante.
Ieri, in verità, FdI si è opposta con forza alla decisione di fissare la data delle regionali al 21 settembre. Con un argomento un po’ banale, la difesa del turismo, ma in linea con l’obiettivo più alto perseguito, le politiche. Un’altra idea coerente, anzi un cavallo di ritorno, rilanciato in questi giorni è il blocco navale sulla Libia: “Sull’Italia rischia di esplodere una bomba migratoria senza precedenti… la posizione di Fratelli d’Italia non cambia e rimane sempre la stessa: serve un blocco navale europeo”.
Ci si può chiedere, e si deve chiedere all’esponente di una destra che voglia essere opposizione (almeno per ora) responsabile, se oltre che coerenti queste proposte siano anche utili al paese. In una situazione economica difficile, l’interlocuzione con l’Europa avrebbe molto da perdere da un’estate-autunno di campagna elettorale, così come rilanciare l’arma già rivelatasi impossibile delle navi da guerra nel Mediterraneo rischia di essere una perdita di tempo propagandistica.
Il partito di Meloni guadagna sull’alleato-rivale Salvini anche in forza di un minore velleitarismo. Proseguire un’evoluzione in questo senso potrebbe convincere parte degli italiani che una destra meno sgangherata di quella sognata al Papeete è possibile. Una destra-centro a cui Silvio Berlusconi, che ha ripreso da tempo il ruolo di mediatore europeista, dà segnali di continuare a credere.